Dal 28 febbraio fino al 1 marzo all’HangarBicocca a Milano lo pneumatico è diventato street art, grazie al progetto #TakePArt della Pirelli, in occasione dell’Annual Report 2014.
2014: un anno importante, produttivo, innovativo, tanto per la Pirelli quanto per il movimento della street art, tanto all’estero quanto in Italia. Vi starete chiedendo quale possa però essere il nesso tra l’azienda sinonimo di eccellenza nel settore dei pneumatici in Italia e nel mondo e la street art.
Con questo interrogativo e in generale tanta curiosità ho preso parte alla conferenza stampa che si è tenuta a Milano il 25 febbraio, presso il bellissimo spazio dell’HangarBicocca: insieme agli artisti alla presentazione sono intervenuti Marco Tronchetti Provera, Presidente e CEO di Pirelli, il critico d’arte Achillo Bonito Oliva e l’esperto di street art e curatore artistico del progetto Christian Omodeo.
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Achille Bonito Oliva ha visto nella ricerca costante di cambiamento di linguaggi e di simboli, nonché l’esplorazione di spazi attraverso la ricerca e la produzione una forte affinità tra la filosofia della Pirelli e l’arte occidentale contemporanea, e la street art in particolare.
Gli artisti accuratamente selezionati per questo progetto, dal curatore Omodeo sono la brasiliana Marina Zumi, il tedesco Dome e il russo Alexey Luka, tre artisti eccezionali che sono stati invitati a interpretare i pneumatici raccontandoli attraverso 3 opere assemblate in un’unica installazione piramidale, ognuno con il suo stile e le sue tecniche. Nel corso della presentazione Christian Omodeo spiega che la scelta della piramide non è casuale: rappresenta l’incontro tra diverse culture, tipico della street art. Elemento comune di civiltà diverse in cui la ruota ha permesso evoluzione, incontri, confronti (e scontri).
Niente è casuale: 3 artisti di culture diverse a confronto, peraltro provenienti da paesi in cui la Pirelli ha una forte presenza. Altra scelta non casuale di #TakePArt la forte componente interattiva, multimediale: i partecipanti (noi inclusi) sono invitati a condividere attraverso i social media foto e video. Come afferma Omodeo “la street art non è un movimento, è una piattaforma culturale che dialoga su internet, in tempo reale“. E lo ribadisce anche nel corso di una mia intervista, successiva alla presentazione, in cui afferma quanto siano importanti piattaforme, siti e blog di approfondimento dell’arte urbana, quale Urban Lives, in questo momento.
Sempre nel corso dell’intervista gli chiedo di raccontarmi il “making of” delle opere e l’interazione tra gli artisti: la risposta è entusiasta, di chi come me ama vivere, non solo osservare, apprezzare, studiare della street art. Scopro così che nel periodo trascorso a Milano insieme ai tre artisti si è creato fin da subito un bel feeling. Tante ore di lavoro, impegno, passione di giorno, con momenti di confronto ma di grande concentrazione, resa possibile anche dalla forma della piramide dagli angoli volutamente smussati per isolare i singoli artisti durante l’esecuzione, quanto allegre serate in compagnia: serate fatte di confronto, incontri con altri street artist (tra cui Microbo e 2501), momenti di puro divertimento e tante risate.
Ma veniamo ora al cuore di #TakePArt: le opere realizzate. La piramide, anche grazie all’utilizzo della tecnologia e del computer in particolare, è stata realizzata in soli tre giorni. Lo pneumatico, elemento chiave sempre presente nei tre lavori, viene sviluppato attraverso tre differenti visioni.
Nell’opera di Marina Zumi si trasforma in luna, all’interno di un paesaggio, dalle vivacissime tinte, tipiche del Sud America. Come afferma Omodeo “L’uomo va avanti grazie alla luna che illumina il suo percorso”. I suoi graffiti sono definiti “un’oasi di serenità nel traffico e nel trambusto della città, pervasi da un’elegante magia”. I suoi elementi onirici e la magia delle sue opere, come in questo caso, sono messi in evidenza dalla tecnica dello sfumato con spray, tecnica di non facile realizzazione di cui l’artista è maestra.
Per Dome, maestro dello stencil, invece la gomma rappresenta uno degli strumenti fondamentali per trasformare la passione in innovazione: nella sua personale visione il paesaggio si integra e scompone, anche grazie all’aiuto del computer, come nel teatro delle ombre, dando vita a un’opera surrealista, originale, i cui protagonisti sono figure gotiche in bianco e nero, tipiche della sua produzione artistica.
Infine Alexey Luka, artista e illustratore, interpreta e integra il pneumatico all’interno di un paesaggio urbano e della sua architettura: l’uso di geometrie e di linee curve molto sintetiche sono tipiche dei suoi lavori e nella sua personale ricerca. La sua produzione può essere considerata non solo site-specific ma community-specific: non solo osserva, vive e interpreta la città ma da voce alla sua comunità.
Il risultato è un “prodotto” artistico di grande impatto, originale, multiculturale che ben riassume la dinamicità, l’energia, la potenzialità narrativa e creativa del panorama della street art attuale.
Photo credits: Cosimo Griso Alfarano