Non mi sbilancio mai nelle opinioni personali sugli artisti ma devo ammetterlo, sono sempre stata attratta dalle grandi figure quasi informi e sofferenti di NemO’s, in cui avverto tutto il malessere, il degrado, il disagio della nostra società e dell’uomo moderno. Immagini sempre forti e a tratti disturbanti, pelle flaccida e scarnificata, occhi smarriti, disperati, che osservano inermi un mondo in decomposizione. Figure scarne, contenitori di emozioni a cui si da sempre meno peso.
A rendere interessante la sua arte sono naturalmente anche un mix di abilità tecnica pittorica, una costante sperimentazione e una attenzione maniacale (in senso buono) per il territorio e per il muro.
Mi ero già diverse volte incontrata con Nemo’s, in varie città, ma in occasione del mio ultimo viaggio in Sicilia e dei successivi viaggi insieme ho avuto modo di chiacchierare a lungo con lui, in una sorta di intervista-fiume sulla sua vita e sulla sua arte.
Who’s NemO’s?
Come recita lui stesso nel suo sito, viene spontaneo chiedersi: chi si nasconde dietro questo personaggio, e dietro questo artista?
Partiamo allora dalla sua vita e dalla sua infanzia: come la quasi totalità degli artisti in cui mi sono imbattuta Nemo’s nasce con un grandissimo talento artistico, che viaggia parallelo con uno spirito curioso e osservatore ma soprattutto con un bisogno di esplorazione di mondi e realtà immaginarie “parallele” in cui rifugiarsi. La sua adolescenza è infatti resa piuttosto solitaria dalla sua diversità e dalla difficoltà di accettazione da parte degli altri: a renderlo “diverso” è infatti il divieto dei genitori di guardare la TV, salvo rare occasioni, ma anche una spiccata creatività che lo portano a privilegiare il disegno e la lettura rispetto ai passatempi e agli sport tipici dell’adolescenza. Disegnare è sempre stata un’esigenza viscerale e una valvola di sfogo con cui dare forma a personaggi e storie, passione da sempre incoraggiata dai suoi genitori.
La madre lo ha sempre accompagnato nel suo percorso di crescita creativa, aiutandolo con giochi di fantasia: ispirati dal film Mary Poppins immaginavano ad esempio di saltare in una borsa magica e di ritrovarsi in un mondo fantastico. Sempre dalla mamma Nemo’s eredita anche un po’ di ansia e di insicurezza, che si sono costantemente riflettuti sulla sua carriera: la paura di sbagliare, l’ansia di poter fare di più, il timore di non essere compreso. Quest’ultimo in particolare è una delle grandi paure che accompagna la sua produzione e la sua vita in generale: ma se nel quotidiano compensa il più possibile con le parole, nell’arte questo sfocia in una severa auto-critica e in una ricerca costante di miglioramento.
Dal padre medico ha invece preso la meticolosità, la precisione e la curiosità per il corpo umano e per l’anatomia, che ben si evidenza nelle sue opere e nella sua predilezione per il figurativo, ma anche per l’antropologia. Per lui infatti la diversità è una ricchezza, non un limite. La sua curiosità di esplorazione e conoscenza lo hanno sempre condotto verso approfondite ricerche sull’essere umano, sulle differenti razze, sulla storia.
Interessante a questo proposito scoprire che il suo nome deriva dalla serie di fumetti Little Nemo in Slumberland (Il piccolo Nemo nel Paese del dormiveglia) del disegnatore statunitense Winsor McCay, e in particolare dal protagonista Little Nemo (Piccolo Nessuno), un bambino che ogni notte sogna fantastiche avventure. Ogni fumetto si conclude con il ritorno alla realtà e il risveglio brusco del protagonista, con tanto di caduta dal letto. L’autore, come lui nelle sue opere, pone nel disegnare i particolari di ogni vignetta una cura quasi maniacale.
Nemo’s: viaggiatore, narratore e sperimentatore
Gli studi e le ricerche esplorative di Nemos lo hanno accompagnato per tutta la vita, e i suoi aneddoti, racconti e spiegazioni, infarciti di nomi tecnici ma sempre alla portata di tutti, sono uno degli aspetti che lo caratterizzano. Il racconto catalizzatore sugli argomenti più disparati è sempre dietro l’angolo quando si chiacchiera con lui.
Inutile dire che la sua profonda curiosità verso il mondo lo porta non solo a studiare altre culture ma anche a interagire, confrontarsi, collaborare, viaggiare.
Il suo percorso artistico e la sua carriera sono infatti caratterizzate da continui spostamenti. Tante sono le opere, per lo più spontanee, e le mostre realizzate in Italia e all’estero, che lo hanno reso famoso a livello internazionale. Quello che lo spinge verso tante differenti realtà e territori è in parte la sua consueta determinazione nel mettersi in gioco, “scoprire” e, non ultimo, il desiderio di raccontare. I suoi murales sono infatti sempre il contenitore di un messaggio e di riferimenti legati alla storia e/o alle caratteristiche del luogo in cui dipinge, di chi vi abita, di chi lo vive. Il filo conduttore può apparire più o meno sottile ma l’impatto è sempre forte, così come le emozioni trasmesse.
Per quanto riguarda il suo aspetto di “sperimentatore” tantissime sono le scoperte che ho fatto parlando con lui: se “tutto è nato con le bombolette” le sue tecniche negli anni hanno spaziato in ogni direzione possibile, dalla carta, alle installazioni, a mix di di tecniche con inserimento di oggetti quotidiani e riciclo di materiali quali tovagliette, fogli di giornale ecc. Questa sua caratteristica è evidente anche nella possibile interazione dello spettatore con alcune delle sue opere, sia in galleria che sulla strada, in particolare con quelle “a doppio strato” in cui a un primo livello di pittura se ne aggiunge uno di carta. In questo modo sono gli agenti esterni, non solo i passanti ma anche gli agenti atmosferisci e il naturale scorrere del tempo, a svelare pian piano nuovi elementi. Le figure vengono svelate e, per la precisione, scarnificate, logorate, il tutto quindi con un passaggio fortemente metaforico, un mettere a nudo l’opera ma anche il messaggio.
Parte 2
Foto credits: NemO’s
Maggiori informazioni:
Sito web
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Grazie a Nemo’s per lo splendido regalo che ci ha fatto a Catania!
https://www.palestralupo.it/tappa-del-tornosubito-tour/