Si è da svolta poco tempo fa alla Galleria Portanova 12 di Bologna la mostra bipersonale tua e di Crisa, “Oculis et folia”, occhi e foglie, in cui si pone una particolare attenzione, e una originale attenzione, per il mondo naturalistico, osservato e rappresentato come attraverso una lente di ingrandimento: serafici volti barbuti in contrapposizione a minuziosi dettagli naturalistici di strutture vegetali.
Qual è il tuo rapporto con la natura? In che modo ha influito e influisce nel tuo percorso artistico?
Il mio rapporto con la natura, ma soprattutto il mio amore per la natura, è in continua evoluzione e crescita, foglie e piante stanno emergendo sempre di più tra i miei personaggi, quest’evoluzione scaturisce sicuramente dalle varie influenze che costantemente ricevo da artisti che conosco e non, inoltre i luoghi in cui spesso dipingo, come per esempio fabbriche abbandonate, sono immersi in una fitta vegetazione e di riflesso il mio lavoro cerca la sintonia con questi posti.
Non capita spesso di trovare un artista così attivo a livello di collaborazioni: oltre a Crisa quali sono altri artisti con cui ti è capitato di collaborare? E con chi ti piacerebbe farlo?
Con Crisa abbiamo fatto varie collaborazioni, soprattutto a Bologna, ormai quando ci vediamo per fare un muro sappiamo bene come muoverci. Devo ammettere che per ora mi son trovato molto bene con tutti gli artisti/amici con qui ho lavorato, con il maestro Ericailcane, con Andreco, Bastardilla, Tellas, Dissenso Cognitivo, Collettivo FX, Nemo’s, Andrea D’ascanio, Alberonero, Geometric Bang, Il Baro, Barlo, Kiki Skipi (spero di non aver dimenticato nessuno). Per una futura collaborazione non saprei, ci sono tanti bravi artisti emergenti e pietre miliari della street art, magari farei un bel pezzone con Dem e 108 non sarebbe male.
Quali sono le tecniche che prediligi?
Mah, se si esclude il murale, io lavoro principalmente sulla carta, uso soprattutto la china e gli acquarelli, inoltre adoro la tecnica incisoria della linoleografia, secondo me a livello visivo è molto di impatto.
E come mai la tua scelta cromatica di prediligere quasi sempre celeste, bianco e nero?
Il mio stile prima era molto più pittorico, pian piano ho modificato il mio segno, l’ho reso più grafico e con pochi colori, normalmente uso solo il bianco e nero, ogni tanto uso i colori, mi piace usarli piatti e raramente faccio le sfumature. Ho fatto questa scelta stilistica perché inizialmente quando dipingevo i muri avevo più difficoltà a ricreare i miei disegni, occorreva troppo tempo, così ho cercato di rendere i miei lavori più essenziali e semplici.
In realtà ho sempre adorato il bianco e nero… sopratutto il nero, però prima ( parlo di 6/7 anni fa) avevo un modo di dipingere molto più pittorico e colorato, iniziando a fare muri mi sono accorto che personalmente non mi piaceva la resa, così ho iniziato ad eliminare il colore quasi del tutto, prediligendo il bianco e nero ed il celeste, ultimamente sto usando molto l’oro, mi ricorda molto le figure iconografiche russe. Mentre per il celeste ho avuto sempre un debole e in più con il bianco e nero ha un non so che di spirituale.
Cosa ne pensi dell’attuale scena di arte urbana italiana?
In Italia l’arte urbana è in continua espansione, c’è da dire che ora è vista in maniera molto più positiva rispetto a prima, inoltre ci sono tanti ottimi artisti italiani e molti di loro sono dei big di livelli mondiale.
La cosa bella è che l’arte urbana ha il potere di recuperare spazi abbandonati o luoghi periferici, dando nuova vita a realtà degradate, la cosa che non mi piace è che ormai con la parola street art o urban art si accende un meccanismo di consumismo che va oltre il desiderio di molti artisti, ormai è pieno di festival che promuovono la street art e penso che sia una cosa ottima, soprattutto per i giovani artisti che hanno bisogno di confrontarsi e di emergere, l’importante è che ci sia un reale interesse di promozione dell’arte urbana e delle sue peculiarità e non solo un interesse nel fare del business.
Insieme abbiamo condiviso una delle tappe del viaggio-reportage sulla street art in Italia, Urban Lives On The Road, in particolare la tappa a Bergamo. Hai quache consiglio da dare a chi, come me, interagisce e viaggia con gli artisti, cercando di documentare il più possibile in prima persona quello che accade al di fuori di gallerie, eventi e festival?
Sinceramente mi sento di dire, continua così!! Spesso andiamo in giro a pittare e quello che ci rimane sono due o tre foto buie e scattate male, mentre è sempre bello avere persone che amano quello che fai e si divertono con te… e in più rimane una degna documentazione del nostro lavoro. Quindi tanta gratitudine verso di voi!!
Quale direzioni speri prenda la “street art” in Italia? E in generale cosa consiglieresti ai giovani artisti di oggi?
Spero che la street art non diventi in Italia e all’estero, uno specchio per le allodole, è bello vedere che anche le istituzioni si stanno interessando alla street art e finanziano progetti e festival come mezzo di recupero sociale di una determinata area, ma bisogna stare attenti, perché in alcune situazioni gli artisti sono quelli che rendono possibile il tutto ma alla fine sono quelli che se la prendono nel posteriore!! Quindi buona pittata e occhi aperti, soprattutto ai giovani artisti.
Quando hai iniziato a dipingere?
Per quel che mi ricordo ho sempre disegnato, in generale l’arte mi ha sempre rapito, penso che la mia creatività si sia alimentata… anzi si alimenti di curiosità, è questa curiosità che mi trascina in varie realtà e influenze come libri, musica, film, è tutto un mix che poi filtro e a seconda del momento o della sensazione prelevo.
Che rapporto hai con la tua terra?
Il rapporto con la mia terra è molto forte, da buon sardo sono legattissimo alla Sardegna, e mi fa star male vederla saccheggiata, è da decenni che la trattano come un’area di servizio per militari. Queste potenze imperialiste dicono che vogliono portare la democrazia, la libertà… e poi installano le proprie basi militari a loro piacimento, creando dei veri e propri “regimi politici”. L’isola che tutti acclamano come paradiso del mediterraneo, è diventata un’area di gioco delle potenze Europee e Americane.
Attualmente hai qualche progetto in cantiere? Come immagini il futuro del tuo percorso artistico?
Sicuramente dipingere tanti tanti muri. Entro il 2016 vorrei spostarmi dall’Italia per trasferirmi in qualche capitale Europea, ma ancora devo capire dove andare. Per il momento ho in programma un altro progetto a Bologna ma ancora nulla di certo, conto di fare a breve qualche nuova collaborazione con altri artisti.