Nel corso del mio ultimo viaggio a Bologna ho avuto modo di girare alla ricerca dei poster dell’ultima edizione del CHEAP Festival, che cura interventi su spazi urbani a Bologna, tanto su superfici murari quanto in spazi affissivi in disuso a Bologna. Ad attirare la mia attenzione sono state soprattutto le 43 opere di Andreco, a pochi passi dalla stazione, che sono andate a prendere il posto delle 43 forme di caos di 108, di cui ho avuto modo di parlarvi a marzo.
Un po’ spinta dall’interesse per l’opera, un po’ da quello del percorso artistico di Andreco e, non ultimo, guidata dalla mia sensibilità per le tematiche ambientali ed ecologiste ho avuto il piacere di approfondire le caratteristiche dell’opera insieme all’artista, che mi ha aperto le porte del suo studio e mi ha illustrato la nascita e lo sviluppo del progetto.
La nascita di “EMISSIONS” CLIMATE PROJECT 03
Come già successo per il precedente intervento di 108, anche questa volta la disposizione dei billboard ha consentito all’artista di sviluppare un concept artistico più simile a una mostra che a un singolo intervento: tanto infatti è stato il lavoro preparatorio.
Emission si sviluppa su due strade parallele e due percorsi narrativi, ciascuno con un diverso supporto e una diversa tecnica: da un lato la pittura su muro, dall’altro i poster affissi sui billboard.
Immaginavo che per realizzare un lavoro tanto complesso l’artista avesse preparato dei bozzetti e che fosse ricorso nella parte finale a un programma di grafica: con grande sorpresa scopro invece che tutto il concept è stato prima realizzato a mano. Ad ogni poster corrisponde infatti un quadro dipinto a mano: perfino le tracce dipinte poi in loco a Bologna hanno una versione cartacea. Insomma, quella a cui ho la fortuna di assistere nello studio di Andreco è una vera e propria mostra indoor, corrispondente a quella outdoor del Cheap, ma con colori e caratteristiche leggermente diverse: un lavoro davvero ammirevole.
Caratteristiche e tematiche genarali di Emissions
L’opera di Andreco, dal nome “EMISSIONS” CLIMATE PROJECT 03″, è site specific: inserita in una delle zone di maggior passaggio veicolare di Bologna, rappresenta visivamente e artisticamente le principali cause dell’inquinamento antropico.
Emissions rappresenta inoltre la seconda tappa di Climate, il macro progetto itinerante sui cambiamenti climatici che Andreco ha inaugurato a Parigi in concomitanza con COP21, l’ultima conferenza delle Nazioni Unite su questo tema.
Come mi racconta lo stesso Andreco si tratta in questo caso di un percorso narrativo con diversi piani tematici e di lettura: l’opera va vista partendo da viale Masini angolo via Capo di Lucca andando verso la stazione dei treni Bologna Centrale. Per comprendere la scelta dell’artista è sufficiente osservare questa foto:
Era ferma volontà dell’artista che l’opera “prendesse vita” dal tubo di scarico delle auto incolonnate nel traffico bolognese.
Andreco mi racconta, inoltre, la concreta difficoltà dell’operare e dipingere in un luogo tanto trafficato: non solo è stato costretto a indossare una mascherina ma subito, un po’ a fatica, l’inquinamento acustico.
La parte pittorica: rappresentazione dei cambiamenti climatici
Andreco, laureato in Ingegneria Ambientale sulla sostenibilità urbana, porta avanti una ricerca tanto scientifica quanto artistica, ad esempio ricorrendo a materiali in grado di abbattere l’inquinamento e aventi un basso impatto ambientale. Nelle sue opere l’artista sintetizza i concetti alla base delle sue ricerche in simboli e immagini: Emission, a detta sua, può essere considerato come una summa di tutti i lavori precedenti.
Partendo da sinistra abbiamo un primo percorso narrativo che riguarda l’inquinamento atmosferico e in particolare quello dei gas di scarico prodotti dal traffico veicolare.
Proseguendo verso destra il focus passa dagli inquinanti che generano l’effetto serra, all’inquinamento nel ciclo delle acque.
L’artista mi racconta che molte delle funzioni presenti nelle opere rappresentano visivamente e simbolicamente il superamento del limite consigliato per limitare i cambiamenti climatici di 350 ppm (parti per milione) di CO2: questo limite, già in precedenza alto, è stato recentemente innalzato ulteriormente, così da consentire alle città con un alto tasso di inquinamento di non incappare in problemi legali.
Un escamotage paradossale che dimostra una attitudine tutta italiana di arginare i problemi, piuttosto che prevenirli, o di informare e sensibilizzare i cittadini. Non solo divulgazione nelle opere di Andreco, ma anche denuncia.
A seguire altre funzioni fanno riferimento all’innalzamento delle temperature: i grafici si trasformano progressivamente in linee astratte, fino a diventare rami. Nella parte finale della lunga fila di billboard quella che visivamente può essere considerata una della più suggestive: i rami iniziano a prendere fuoco, conducendo quindi lo spettatore attraverso le due estreme conseguenze dei cambiamenti climatici, ovvero da un lato gli allagamenti e dall’altro gli incendi.
I poster: dalle polveri sottili, alle piogge ai monoliti
Come già visto, al lungo percorso narrativo e pittorico del suggestivo lavoro di Andreco, fanno da contrappunto i poster, generando un interessante senso di continuità: sul primo si espande la nebulosa di gas di scarico che si origina dalla base del muro.
La nebulosa di agenti inquinanti si addensa sempre di più, procedendo in direzione della stazione: dalle polveri sottili (PM10) disperse nell’aria si giunge alla loro precipitazione sulla terra, dal monolito fino ad arrivare progressivamente alla montagna e terminare in un poster completamente nero.
Non solo simboli, ma segni
Al di là della simbologia e dell’aspetto concettuale del murale, a colpire il fruitore è anche il suo linguaggio visivo: non solo forma ma astrazione, emozione.
Andreco mi racconta infatti di essere tanto legato alla tematica ambientale e all’aspetto scientifico dell’opera quanto a quello puramente artistico. Mi parla a lungo della sua ricerca del senso grafico di equilibrio e dell’alternarsi dei vuoti/bianchi e dei pieni/neri: come afferma “anche il non disegno è un disegno”.
Ripensando al progetto nel suo insieme e all’effetto che ha fatto su di me, osservandolo di persona, rivedo nelle forme astratte di Emissions un progressivo senso di inquietudine: si parte dalla leggerezza delle polveri sottili per giungere alla pesantezza delle rocce, fino a un blocco unico, nero, ingombrante, quasi opprimente, nonché la parte che visivamente preferisco. Un finale che sembra rappresentare proprio quel senso di angoscia che l’inesorabile avanzamento dell’inquinamento dell’uomo dovrebbe provocare in tutti noi, inducendoci alla riflessione e risvegliando il nostro senso di responsabilità.
Foto credits: Cheap Festival