Gli sfregi di Urto, writing su pittura (la rivincita delle tag)

Sarà perché amo la natura, amo l’arte di strada portatrice di messaggi e riflessioni e perché, forse lo avrete capito, ho una particolare propensione per writer ed ex writer che si lanciano in nuovi progetti artistici, ma seguo da tanto e con grande interesse il lavoro dell’artista URTO, calabrese trapiantato a Firenze. Di lui ho avuto già il piacere di scrivere in occasione del Premio Arte Cerreta Festival che si è svolto la scorsa estate a Castiglione del Lago. E con lui mi sono inoltre confrontata, in forma privata, su diversi temi che mi stanno a cuore e in particolare sulle dinamiche dell’arte di strada riguardanti la “street art” e il graffiti writing.
In un mio sfogo su facebook di qualche mese fa mi lamentavo infatti del fatto che l’opinione pubblica difenda a spada tratta i cosiddetti “street artist” crossati dai writer, senza considerare la possibilità che il muro appartenesse ad esempio a una storica hall of fame e, in generale, senza tenere conto la legge della strada. Il mio sfogo, rivolto in primis agli appassionati di street art privi di competenze e di spirito critico, aveva trovato in Urto un buon alleato. Avevo quindi particolarmente apprezzato il suo nuovo progetto di “sfregi” di writing su pittura.
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Proprio partendo da questo ho finalmente il piacere e l’opportunità di porre qualche domanda all’artista:

Con questo progetto poni sulla stessa bilancia “i graffiti puri hardcore (rappresentati dalla Tag) e la street art rappresentata dal pesciolino quasi reale accademico”, come tu stesso mi hai detto. Che reazioni o riflessioni speri di provocare nello spettatore? Ed essenzialmente a quale target sono rivolti questi lavori?

Tutti i miei progetti hanno qualcosa che rappresenta la mia personalità e il mio percorso e quest’ultimo lo sintetizza in un’unica immagine. Ho iniziato con una tag, come tanti, ho continuato facendone tantissime altre, ho rovinato palazzi appena ristrutturati, marmi, treni, cartelli stradali e tanti altri supporti, perché era bello farlo, perché l’adrenalina saliva, perché era un modo per far sentire la tua voce ed aumentare la tua notorietà nella scena. Il writer che vuole fare il “bomber” fa questo! Scrive il suo nome ovunque più che può con tag, bombing, pezzi su qualsiasi superficie. Tutt’ora faccio parte di una crew (OCZB) che per molto tempo è stata scritta sui muri e treni di diverse città  Catanzaro e Roma ne sono testimoni.
Ovviamente i graffiti non sono fatti di sole tag, ci sono anche le murate più strutturate con sfondi puppets e lettering, le cosiddette “hall of fame”, ci vorrebbe un libro per spiegare tutto il modo dell’areosolart, Pablo Lazza e Doppia V (componenti ed ex componenti dell’OCZB) lo hanno fatto con un pezzo rap vi consiglio di ascoltarlo bene.

14424759_925663134201224_1775460604318730275_oOggi la “street art” è un movimento sotto i riflettori e, di conseguenza, si sono avvicinati a questa disciplina vari spettatori: gallerie, artisti che dipingevano in studio e ora sono scesi in strada e si auto proclamano “street artist”, appassionati, enti istituzionali ecc.
Sui social network, sono spuntate come funghi pagine di artisti, gruppi privati, gruppi pubblici che parlano di “street art”, generando tantissimi contenuti. Alcuni utenti si dedicano costantemente a fotografare opere e pseudo opere di “street art”, graffiti, adesivi, stencil, lavori su commissione, frasi d’amore,  tutto e di più (anche troppo), basta che sia su un muro va bene. Queste stesse persone si indignano quando “un’opera di street art” viene rovinata da una tag, ma dovrebbero capire che non c’è nulla di sbagliato in questo, se un’opera d’arte vive in strada può essere deturpata da chiunque, se un writer tagga su disegno svolge la sua attività ma la maggior parte delle volte è perché c’è un problema con chi ha fatto quel disegno o altre motivazioni, dinamiche e comportamenti da strada dettate da regole non scritte, che non voglio svelare.
Personalmente, da qualche anno, ho smesso di  scrivere Urto sotto forma di lettere wild, la mia nuova attività ha ricevuto l’etichetta di “street art”, sfregiando i miei pesci (disegnati in modo più vicino allo stile reale). Quindi, sottolineo, Urto è stato ed è anche un writer ma adesso sta disegnando altro. La tag bilancia le parti, toglie valore all’opera sotto e allo stesso tempo la rafforza, crea una connessione tra i graffiti hardcore e la “street art” accettata da tutti e fatta di soli disegni, oltre al fatto che è molto divertente!
Molte persone mi hanno chiesto perché lo faccio, perché rovino i miei disegni, ho risposto che tutti sono bravi a passare ore e ore a disegnare qualcosa di bello pulito e perfetto ma nessuno di loro ha il coraggio di rovinare un’opera che ha richiesto tante ore di lavoro, io ho scelto di farlo, perché le tag fanno parte di me e del mio lavoro.
Non ho un target preciso di sicuro ho tagliato fuori tutte le persone che non amano le tag e i graffiti.
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Come vedi questa sorta di guerra tra writer e “street artist”? E come pensi che si possa fare un po’ di chiarezza sulla storia dell’arte di strada?

Dipingere in strada significa accettare delle regole non scritte e andare incontro a dei rischi, la vera street art e il vero graffissimo sono in strada e sono illegali, non hanno manifesti che le ingabbiano, non hanno le istituzioni dalla loro parte, non hanno spazi legali dove puoi fare pratica. Entrambe le discipline non rientrano nel circuito dei lavori su commissione, non si possono fare le mostre di street art e di graffiti che stanno in strada  (a meno che non si vuole creare un paradosso), gallerie, musei e curatori non dovrebbero esistere per questo settore. Gli street artist fanno bene a dipingere in strada e i writer fanno bene a scrivere ovunque e le “guerre” fanno bene a rendere la scena accesa stimolano la creatività e il confronto, e ogni tanto generano anche botte e i lividi.
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Cosa vorresti dire agli appassionati di street art indignati per le ribellioni dei writer, spesso incapaci di distinguere un artista-writer da un vandalo e ignari di questo movimento?

Prima di fotografare pubblicare ed esprime giudizi e condannare sarebbe meglio informarsi su la storia dei graffiti e la storia della street art perché sono entrambi movimenti nuovi ma con un passato che sarebbe meglio conoscere, è meglio stare più vicino ai libri e alle persone più che a Facebook e Instagram.

Tu che sei un po’ a metà tra questi due mondi, cosa pensi che il graffiti writing possa insegnare agli artisti di strada? E viceversa?

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Bue2530 + Urto + g Loois

Penso che i graffiti possono aggiungere quella nota pungente e spigolosa alla street art e renderla un po’ più hardcore e meno “fighetta”; la street art utilizza un linguaggio più chiaro comprensibile a tutti, il writing invece resta una disciplina di nicchia, comprensibile solo se ne fai parte attivamente. La street art può aggiungere al writing l’apertura mentale, perché usare un pennello non è un peccato mortale, usare gli stencil non significa non saper disegnare e poi se nn ci fossero disegni da sfregiare sai che noia.

Tu sei ancora attivo come writer? Cosa ne pensi della scena attuale di graffiti writing? E della “street art”?

Come dicevo prima i graffiti restano un movimento di nicchia capito solo da pochi, quando ho iniziato la scena era molto attiva e c’era tanta rivalità tra le diverse crew, nella mia città natale, Catanzaro, ne ho viste e vissute parecchie: botte, bastoni e catene, risse mentre si dipingevano i treni, murate distrutte da tag, spade sguainate nei parcheggi (non scherzo Nio, mio compagno di crew ha minacciato un altro writer con una Katana e non l’avrebbe mai usata, ma è successo) adesso è tutto più affievolito, ci sono più spazi e più controlli, tanti di noi hanno cambiato strada, tanti altri hanno messo su famiglia, e le nuove leve stanno su Facebook e seguono le pagine di cui parlavo prima, poi c’è sempre l’eccezione che conferma la regola e con gente nuova che spacca di brutto.
Ritornando alla street art, essendo un movimento più accettato di conseguenza è anche più tranquillo, non ho mai visto un litigio tra due street artist, però potrei iniziare a sfregiare i disegni degli altri, magari la scena a Firenze si scalda un po’… anzi no, va bene così.
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Come vivi la scena locale fiorentina? E quella della tua città, in Calabria?

La scena fiorentina è molto friendly, c’è poca competizione e tantissima aggregazione, anche se nel 2006 quando mi sono trasferito a Firenze ho vissuto anche un momento di guerre tra crew nuove (una delle mie crew l’olè) e vecchie.
La scena di Catanzaro ormai non la vivo più quindi non so, ma come ti dicevo prima, fino a qualche hanno fa la situazione era bollente, tantissimi writer per pochissimi muri e treni e il risultato era uno sfregio continuo arricchito da botte e risse, scena super hardcore.
Da qualche anno i muri della città stanno cambiano con l’intervento di Altrove Festival che ha portato a Catanzaro opere più vicine alla street art che ai graffiti; questo festival ha coinvolto nella prima edizioni anche artisti locali dal secondo fino ad adesso hanno scelto come linea guida l’astrattismo, quindi sono stati escusi tutti quelli che non lo fanno.
Di conseguenza chi ancora fa i graffiti a Catanzaro non ha accettato questa scelta e ci sono state anche opere del festival coperte da artisti locali, nulla da condannare, fa parte del “gioco”.

I tuoi pesci sono simboli e testimoni di storie e messaggi, spesso attuali, a volte site specific: hai mai pensato di cambiare il soggetto dei tuoi lavori?

Prima erano lettere, poi sono diventate bambini, uccellini e mostriciattoli, poi pesci, poi chi lo sa, non lo so nemmeno io, per adesso continuerò a dipingere a sfregiare pesci cercando di creare sempre nuove soluzioni e composizioni, accompagnate da nuovi messaggi, finché quello che disegni ha un messaggio è un’idea e un percorso può solo migliorare.

Cosa ti auguri per il tuo futuro di artista?

La salute, come diceva sempre mio nonno, finché c’è la salute c’è tutto.
La cosa più bella è emozionare chi guarda le tue opere e i tuoi disegni, nascondere il significato tra le squame dei pesci, tra la composizione del pesce gigante e quello piccolo che si guardano negli occhi, accrescere la tecnica che è la chiave per sintetizzare i messaggi e le idee che vuoi comunicare.
Non voglio collaborare con persone che strumentalizzano questa corrente artistica, né con persone che si approcciano a questa disciplina in modo superficiale. I graffiti, i disegni, la pittura e le bombolette sono una delle cose che mi permette di esprime quello che è dentro di me, in modo naturale e spassionato, e una delle poche cose che mi fa stare bene, come guardare gli alberi e tenere tra le mani una pigna. E’ qualcosa che amo e che voglio proteggere.

E cosa ti auguri o ti aspetti che succeda nell’arte di strada, da qui a 10 anni?

Spero che generi cultura, spero che tanti personaggi che sono venuti fuori in questo periodo tornino a fare altro, non perché non voglio nuovi artisti ma perché prima di praticare un disciplina dovresti studiarla iniziare a praticarla e poi evolverla, prima di postare una foto e chiamala arte devi capire davvero cosa è arte.
Se vuoi fare il chirurgo ma non hai mai usato un bisturi e ti approcci ad un trapianto di cuore è difficile che il paziente resti in vita. Inoltre spero che ci sia più libertà e meno permessi (che sono uno strumento di controllo) per dipingere. Firenze ha creato un regolamento per la street art, un paradosso che strumentalizza questa corrente.

Artisticamente parlando, c’è un sogno che speri di realizzare o qualcuno con cui vorresti collaborare?

Si vorrei dipingere un palazzo enorme vicino al mare insieme a Picasso ma visto che Pablo è morto va benissimo farlo da solo, e dedicherei l’opera alla vita.
Maggiori informazioni: Pagina Facebook URTO
Grazie all’artista per le foto
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