Conosco personalmente Exit/Enter ormai da diversi mesi, è stato lui a contattarmi tramite la pagina Facebook di Urban Lives. Ma conosco i suoi omini da tanto tempo: li ho cercati, fotografati, osservati attentamente, ponendomi tante domande che ho finalmente l’opportunità di porre all’artista.
Prima di passare alle domande vorrei darmi la visione della sua arte: Exit/Enter è una persona di grande sensibilità e disponibilità, e questo è evidente nei suoi lavori, veri atti di amore verso i cittadini.
Il suo è un bisogno primario di esprimersi, di dare sfogo alla sua creatività e fantasia ma soprattutto di raccontare storie, che incuriosiscano e strappino un sorriso (e una riflessione) ai passanti. Ma Exit/Enter non è solo “omini e palloncini”, è molto di più: è un artista dalle grandi capacità, è un grande sperimentatore, è energia, positività ed è un ragazzo costantemente in cerca di nuovi stimoli e di artisti con cui confrontarsi e collaborare, tra cui l’inseparabile amico e artista JamesBoy.
In attesa di raccontarvi di più su di loro ringrazio Exit/Enter per le foto (credits: Adriana desiderio) e passo alla tanto attesa intervista.
La semplificazione dei tuoi personaggi è un chiedere al passante di andare oltre quell’iconografia, di ampliare la veduta e interpretare i segni?
La sempilficazione non è voluta, ma è ovvio che bisogna andare oltre al segno, per chi riesce a farlo la stilizzazione diventa un punto a favore di questo personaggio, che si rende cosi accessibile a tutti, non essendo troppo complesso da la possibilità al pubblico di lasciarsi scoprire ed immaginare in movimento.
Mi sono reso conto che la spersonalizazione e la semplicità nel personaggio riesce a far sì che la persona che ne entra in contatto possa farlo suo, dandogli un senso puramente soggettivo, legandolo alle proprie emozioni passate, presenti e future.
Le tue opere sembrano un tassello di uno storytelling ben strutturato. Sai già cosa ci racconterai domani o il processo creativo è viscerale, estemporaneo, mutevele?
Inizai a dipingere in strada senza un progetto vero e proprio, uno sfogo creativo. Disegno molto e tutti i giorni, è una necessità, ma non riuscivo a trovare ed avere la possibilità di esporre i miei lavori: purtroppo senza un pubblico qualunque opera d’arte è fine a se stessa ed è proprio per questo che ho iniziato a dipingere in strada, la voglia di esprimersi a gli altri e cosi far vivere i miei lavori. Dopo pochi mesi mi resi conto di avere un pubblico che mi seguiva e faceva domande sui i miei disegni è così che ho iniziato a progettare almeno in parte il mio percorso e a cercare risposte su ciò che faccio.
Ho trovato un nome e ho riflettuto a lungo per poi giungere a delle considerazioni. Direi che il processo rimane tutt’ora abbastanza viscerale visto che per me la creatività è un riflesso di quel che vivo, che si trasforma e prende vita quando trova l’interazione con un pubblico, quindi in ogni modo difficile da progettare.
Potrei forse raccantarti cosa farò fra un mese, ma tra due… chi lo sa.
Exit/Eters: siamo tutti in un limbo? La nostra idendità è nello spostamento, nella scoperta, nel trovare se stessi ma mai fino in fondo? La tua arte non fa altro che parlare di ciò che siamo oggi?
Non so se siamo tutti in un limbo, sicuramente il nostro essere è un flusso in continuo movimento, un bicchiere che si riempe sempre più di esperienze.
È difficile trovare se stessi perché per farlo bisognerebbe fermarsi a riflettere, ma il mondo in qui viviamo è frenetico consumista, non c’è tempo per trovare se stessi e quando ce n’è abbiamo televisione, smartphone, pc e altre mille sistemi che alimentano il consumo, distaccandoci così dal nostro vero essere.
Penso che l’amore e le passione, l’immaginazione e la creatività, l’arte la musica e la letteratura, e lo stare a contatto con la natura possano essere vie di uscita per trovare se stessi. L’arte è rappresentazione e riflesso del mondo in cui viviamo, quindi come gli uomini delle caverne graffito sui muri ciò che siamo e le mi speranze su come vorrei che fossimo.
Che tipo di messaggio vuoi trasmettere con i tuoi omini, spesso sognanti e fluttuanti?
Inizialmente non sapevo cosa volessi trasmettere, i personaggi uscivano così spontanei dalla mia mente portando con loro i miei stati d’animo. Solo successivamente mi sono reso conto di avere sempre avuto un obiettivo inconscio, esattamente quando ho iniziato a riscontrare che i miei disegni riuscivano a strappare un sorriso e a solleticare l’immaginazione degli spettatori in strada. Allora ho capito che fin dall’inizio l’obiettivo del mio personaggio era quello di entrare in contatto con le persone accendendo in loro un pensiero, un’emozione, una domanda.
Quando davanti ad un foglio bianco inizio a spargere colore e a muovere linee, io sono in uscita (EXIT). L’atto creativo è fuori dal mondo materiale e dal tempo ordinario; se l’immaginazione è creare una proiezione, un pensiero nella mente, con i miei disegni voglio stimolare le fantasie dello spettatore per farlo entrare (ENTER) in quel momento di distacco che è l’atto creativo.
In quale città sogni di farli volare?
Ce ne sono molte in cui vorrei dipingere, le più impegnative e quindi sognate sono diverse capitali europee, che spero di visitare presto: Parigi, Berlino, Madrid, Londra.
Ci sono artisti che ti hanno ispirato?
Ce ne sono molti che mi hanno colpito, Blu è il primo in assoluto che ho incontrato, vidi le sue animazioni sui muri in internet e me ne innamorai, poi Bansky che descrive in maniera eccezionale i comportamenti umani contemporanei e con la sua satira o forza nell’immagine ti obbliga a riflettere. Per quanto riguarda la voglia di agire, vivendo a Firenze vedevo in giro i primi lavori dei Guerrilla Spam. Penso che loro mi abbiano aperto alla possibilità di interagire con la strada. Ma ce ne sono molti altri e di nuovi che seguo e che mi danno ispirazione.
Ci hai detto di essere a caccia di collaborazioni con altri artisti, provenienti da altre città: c’è qualcuno in particolare con cui vorresti collaborare?
È un vero e propio progetto nato dalla collabarazione tra me e un altro creativo, JamesBoy , l’invito è rivolto a chi dipinge in strada, offriamo alloggio e guida in giro per gli spot migliori e interessanti della città in cambio chiediamo la stessa cosa. Abbiamo già avuto 2 ospiti della scena reggiana, ovvero Pupo Bibbito e Lo Sbieco che a loro volta ci hanno guidato per Reggio Emilia e Parma.
Per noi questi “scambi culurali” sono stati molto interessanti, poiché danno l’oppurtunità di vedere altri modi di lavorare, creare amicizie, contatti con altre realtà e ci danno la possibilità di viaggiare conoscendo meglio le città che visitiamo, potendo attingere dai consiglio degli artisti locali. Personalmente mi piacerebbe collaborare con persone che dipingono direttamente in strada ma anche chi attacca poster o usa stencil è il benvenuto.
Cosa ne pensi dell’attuale scena di street art / arte urbana? E in particolare di quella di Firenze?
La maggior parte della scena italiana la fa la street art, quella legale, il così detto “muralismo”.
L’arte urbana di andare in strada e dipingere senza un permesso passa più inosservata al grande pubblico e non sono molti gli artisti che lavorano nella notte, ma i pochi che ho incontrato, che si cimentano nel varcare la soglia dell’illegalità, devo dire che sono molto attivi. In italia i motivi per scendere in strada non mancano essendo un paese che non offre molta visibilità a giovani artisti e che vive di gloria passata. Molti si spostano dalle tele a dipingere un muro e mi pare abbasastanza sensato.
Per Firenze vale lo stesso discorso essendo una città che in quanto ad arte vive nel 1400… Ti da un buon motivo per scegliere l’urban art come modalità di espressione. Ci sono bravi artisti che da molto lavorano in città ma che realizzano i graffiti in sottopassi o zone piu periferiche. Io mi interesso maggiormente alle zone centrali, in pochi lo fanno e non da molti anni, tanto è vero che più o meno ci conosciamo tutti e siamo abbastanza in contatto, molte volte siamo usciti a dipingere in gruppo e abbiamo realizzato anche una mostra “renaissance is over” in un vicolo al centro. Con mio piacere sto osservando in questi ultimi anni l’ampliarsi della scena fiorentina di arte urbana, grazie ad artisti in contatto tra loro e ad un pubblico sempre piu interessato.