L’opera di 108 a Torino per la settimana della salute mentale
Arrivata da pochi giorni a Torino, a ottobre, ho avuto la fortuna di imbattermi in uno degli artisti urbani contemporanei più stimati in Italia, 108, arrivato in città per realizzare un’opera che si colloca all’interno della Settimana della Salute Mentale, commissionata dall’associazione Il Bandolo.
Prima dell’incontro mi sono confrontata con amici, artisti e appassionati di arte urbana per raccogliere dei feedback su di lui: il parere unanime è quello di un grande professionista, uno dei migliori in Italia, una persona di grande gentilezza e disponibilità, un artista completo e con una solidissima e lunga storia formativa alle spalle. Gli appassionati (tra cui, ovviamente, includo la sottoscritta) lo ammirano soprattutto per le sue “grandi macchie nere”, per il forte impatto visivo che suscitano i suoi muri.
Ogni sensazione e parere è stato confermato, dal primo momento in cui mi presento e inizio a chiacchierare con 108 e vederlo all’opera.
Dietro la fama internazionale scopro non solo un grande artista ma una persona straordinariamente semplice, gentile, scherzosa, disponibile. Ho avuto la fortuna di poter trascorrere con lui un’intera mattinata, assistendo (parte finale esclusa) alla realizzazione di un’opera muraria. Appena arrivata mi accoglie con un sorriso (ci eravamo precedentemente scritti), mentre mescola i colori ascolta con attenzione la mia storia e il racconto del progetto Urban Lives. Da subito gli piace la mia idea e mi da carta bianca sulla raffica di domande che posso fargli, durante l’esecuzione dell’opera. Aggiunge anche che gli piace chiacchierare mentre dipinge, il che un po’ mi sorprende essendomi in passato imbattuta in articoli che lo definivano “schivo e solitario”.
Mentre arrampicato sull’impalcatura stende con il rullo una vernice grigio chiaro mi racconta che in genere le sue opere non hanno uno sfondo, ma che stavolta il muro rovinato e sporco lo richiede. Dopo pochi minuti verifica che la vernice si asciuga rapidamente, il che renderà ancora più veloce la realizzazione dell’opera. Girandosi verso me e i ragazzi dell’associazione il Bandolo ci dice: “le mie opere potranno piacere o non piacere ma sulla mia velocità nel lavorare non si può dire niente!”. Tempo stimato (e rispettato) dell’esecuzione: poco più di cinque ore.
Mentre completa lo sfondo grigio mi racconta che è difficile vederlo all’opera in città: da sempre predilige ambienti non urbani, rurali, diroccati, le periferie e la campagna della sua terra, vicino Alessandria. Chiacchieriamo poi del nesso tra le sue opere e la Settimana della Salute Mentale: il tema centrale delle sue opere (la mente, l’inconscio) e un po’ di sua follia.
Dopo aver steso la base dell’opera mi allontano, per ammirarne meglio l’esecuzione e per non disturbare (ripromettendomi di concludere l’intervista in seguito). Con un gesso bianco 108 delinea la grande forma astratta, composta da tante sezioni, ciascuna destinata a un differente colore. La maestria e la velocità del tratto sono sorprendenti: lo schizzo su carta, mi dice, lo ha realizzato in due giorni ed è ben delineato nella sua testa.
Da questo punto in poi l’opera prende vita: le vernici vengono aperte, il pennello scorre rapidamente sul muro, la concentrazione è al massimo. Non mancano però gli sguardi di Guido, che si gira per sorriderci, fare qualche breve commento sui colori. In alcuni momenti si gira e ci osserva, quasi in cerca di feedback.
Resto a osservarlo quasi in religioso silenzio, fino al momento in cui, purtroppo devo andare via.
Lo lascio a due terzi del’opera, le forme colorate sono state realizzate, manca il cuore dell’opera, il nero. Ripasso il giorno dopo a fotografarlo e mi rendo conto quanto sono stata fortunata ad aver assistito alla creazione di un’opera così intensa, importante, unica. E preparo le domande che non sono riuscita a fare durante l’esecuzione.