#STORIA – Street Art Sicilia: Catania (parte 2)

Dopo una prima tappa palermitana, il viaggio siciliano “Urban Lives on the road” è proseguito alla volta di Catania: io e Livio Ninni in compagnia dei catanesi Poki, Alessandro Grasso, e Luprete (Galleria non illuminata).
Per colpa di un’influenza improvvisa, con tanto di afonia, e a causa delle condizioni climatiche non proprio favorevoli, i due giorni catanesi sono stati bellissimi, ma un po’ più difficoltosi, anche per questo ho scelto di raccontarvi la bella scena locale di street art con il supporto di Alessandro Grasso. È grazie a lui e ai suoi amici che da pochi mesi ha preso vita Galleria non illuminata, un’associazione promotrice di giovani artisti che esplora la street art e le sue intersezioni con l’arte contemporanea ed è molto attiva nell’organizzazione di eventi.
Prima di passare all’intervista un’importante premessa: Catania, oltre all’indiscutibile bellezza urbana, è una città culturalmente stimolante e dalle grandi potenzialità. A Catania, come a Palermo, sono passati artisti di fama nazionale quali Microbo, Pao, Momo, El Tono, Collettivo FX, Nemo’s, 2501, Giorgio Bartocci, 108, questi ultimi due nel 2013 grazie a un’iniziativa di Ritmo, spazio culturale indipendente, nato a Catania da due anni, situato nel quartiere storico della ‘Fera o Luni’, il principale mercato della città. Ma anche la scena locale è molto attiva, e merita davvero di essere conosciuta e valorizzata: basta pensare a Poki, Gue, Luprete, Res Publica Temporanea, Anc e ai giovani Inda.street. Proprio la scena locale è stata la vera scoperta di questo viaggio.


 


Alessandro, parlaci in poche parole degli artisti catanesi, quali sono attualmente i principali “esponenti”?

In ordine di anzianità e prolificità Luprete ha il primato. Lo definirei uno street-blender, per capirci è qualcosa di simile a Fra.Biancoshock. Ultimamente sta facendo delle miniature di città sulle segnaletiche di pitturazione stradale. Luprete è anche fondatore di Res Publica Temporanea, un collettivo che realizza installazioni a tema politico con uno stile vagamente pop. Tra i muralisti il più attivo è sicuramente Gue. È riuscito ad eseguire i suoi lavori su alcuni edifici pubblici, riuscendo a far breccia nel cuore dei catanesi. È anche riuscito ad evolvere il suo stile, acquisendo un’estetica accattivante, ma non trascurando la capacità di esprimere contenuti e di raccontare i luoghi. Anc fa parte del collettivo Popap, che realizza degli interventi che trasformano il senso degli oggetti stradali: scale diventano draghi e cubi di cemento diventano pacchetti regalo. Poki si sta riavvicinando al muralismo; ha iniziato con i graffiti, passando per un periodo di poster. I suoi soggetti sono spesso degli animali e il suo tratto ci porta indietro ai tempi delle incisioni di Durer. Anche lui fa parte di Popap.
 
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Quali zone consigli per un tour di street art in città?

La maggior parte delle opere sono temporanee e dislocate in parti della città distanti tra loro. Per fortuna, negli anni, si sono susseguiti eventi che hanno condensato l’attenzione su alcuni luoghi strategici: il campo San Teodoro, che si trova nel quartiere periferico di Librino, è il luogo prediletto dagli artisti che vengono a visitare Catania senza programmi; vi si trovano opere di Nemo’s, Collettivo Fx, i Mangiatori di patate, Bloom, Gue, Res Publica Temporanea, Pao e Anc, Janìe.
Un altro esempio è la zona circostante la sede di Ritmo, situata nel centro della città, dove, grazie all’impegno profuso dai ragazzi dell’associazione negli ultimi anni, si è cominciata a a definire una piccola galleria a cielo aperto con pezzi di 108, Bartocci, El Tono. Nel 2010, nella piazza principale della Civita (quartiere storico, una tempo di fronte al mare) si è tenuto un festival a cura del principale periodico di eventi catanesi, Lapis. Sono intervenuti: Microbo, 2501, Gue e altri artisti.
Attualmente San Berillo è l’obiettivo della maggior parte degli street artist attivi: Gue, Luprete, Res Publica Temporanea, Poki e Spanky. San Berillo è il quartiere-ghetto a luci rosse, meltin pot di cultura e tempo che non passa.
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Come è nata Galleria non illuminata? E a quali progetti state lavorando?

La galleria è nata dagli stessi componenti di Res Publica Temporanea a cui si aggiunge Alessandra Rigano, che si occupa di grafica e comunicazione. L’obiettivo iniziale era quello di avere un organo che potesse interfacciarsi con la pubblica amministrazione allo scopo di costruire progetti rivolti al sociale e ai quartieri dimenticati.
In questo momento stiamo rendendo fruibile una sede provvisoria nel cuore del quartiere di San Berillo presso il Museo Reba, un aggregatore culturale. Nei prossimi mesi inizieremo le attività: serigrafia, mostre di giovani emergenti e residenze d’artista, laboratori con i bambini del quartiere. Sarebbe bello riuscire ad organizzare un festival, ma c’è ancora un bel po’ di lavoro da fare.

Catania-UL-80Di quali eventi, iniziative o progetti locali di street art siete maggiormente soddisfatti?

L’offerta catanese viene quasi per intero da singole associazioni che hanno continuamente, e con coraggio, promosso la street art sul territorio. Tra queste spicca sicuramente Ritmo che con costanza porta avanti il proprio percorso, promuovendo artisti molto rilevanti sulla scena nazionale e internazionale. L’evento di Lapis nel 2010 ha fatto da battistrada, ma è da un po’ che non si vedono grandi eventi. Qualche giorno fa è uscita la notizia che il porto di Catania sarà palcoscenico di un intervento molto importante, l’unico rammarico è la mancanza di una curatela e di una scelta oculata degli artisti coinvolti, alcuni dei quali veramente di alto livello, ma che non sembrano avere delle caratteristiche che possano vederli accostati gli uni a gli altri. Staremo a vedere, speriamo di non sfigurare come città.

E, al contrario, cosa vi limita maggiormente a livello artistico, culturale e sociale? Quale pensi possa essere una soluzione per le difficoltà territoriali?

Minchia! non ho intenzione di fare il solito lamentoso, ma oggettivamente tante cose non vanno credo che siano quasi le stesse in ogni parte d’Italia. L’amministrazione non è pronta a ricevere e comprendere il cambiamento e le possibilità della street art, ed ottenere dei finanziamenti pubblici è difficile se non impossibile. Se invece si guarda all’aspetto sociale, i cittadini sono lo specchio di quello che l’amministrazione propone, di conseguenza sono male informati, condizionati da anni di graffitismo e bombing e da un senso per la cosa pubblica quasi inesistente. Per fortuna non tutti sono così, quindi c’è spazio per realtà e persone che hanno voglia di farsi influenzare dalla cultura o sono curiosi dei processi che portano a questi cambiamenti. Purtroppo il fatto che sia una piccola, se non piccolissima, fetta della popolazione rende difficile il progredire dei processi artistici perché manca la microeconomia che ne accompagna e sostiene il percorso. Una soluzione non ce l’ho, penso che sia un percorso, lungo e burrascoso, che è già iniziato, ma che ancora si muove nella nicchia dell’underground e che potrebbe avere risvolti massivi nel momento in cui si aprirà a quelle categorie in questo momento escluse, ma in qualche modo interessate.
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Trascorrendo del tempo con voi ho scoperto con grande piacere che avete tanta voglia di comunicare (anche attraverso il web, ad esempio attraverso il vostro pazzo ciclo di interviste agli artisti, misunderground) e di collaborare. Ti va di parlarcene?

No. La comunicazione verbale è un campo diverso da quella visiva, la maggior parte degli street artist sono molto spesso degli anticonformisti, relegarli nelle domande da intervista in cui non esce la loro vera anima è un po’ uccidere la loro arte. Questo ci ha portati a pensare a delle interviste in cui sia le domande che le risposte fossero degli esperimenti di travisazione della realtà, che giocano con il non detto e l’interpretato. Per adesso siamo in stallo per mancanza di tempo, ma ci piacerebbe se altri artisti presentassero la propria disponibilità.


Cosa ne pensi in generale della street art in Sicilia? Come speri evolva la situazione?

Rose e fiori. Il movimento esiste, ci sono esponenti più o meno conosciuti e realtà che se ne occupano da punti di vista diversi. Spero che si crei un circuito e delle collaborazioni importanti che valorizzino gli artisti e il territorio. Vedremo nei prossimi mesi.


E della scena nazionale cosa ne pensi?

La scena nazionale mi sembra più avviata, con i pregi e i difetti di questo stato di cose. Gentrification e finta riqualificazione svettano al di sopra di quei processi che hanno prodotto arte e collaborazioni. Spero che riescano ad emergere quegli artisti che sono più vicini alla strada e alla gente che al proprio ego, o quelle realtà che hanno messo davanti l’impegno sul territorio a dispetto della comunicazione di facciata.


Avete qualche progetto in cantiere a Catania, artisticamente parlando?

Purtroppo sì. Anche troppi, in questi giorni ci toccherà usare il rasoio di Occam, quindi non saprei di quale parlarti. La cosa certa è che cercheremo di muoverci oltre in confini dell’ambiente urbano per raggiungere chi non vive solo la città. Nel frattempo stiamo preparando una mostra, ma artista e luogo sono tropp secret.
Maggiori informazioni:
https://www.facebook.com/StreetArtCatania?fref=ts
https://gallerianonilluminata.tumblr.com/
Photo credits: Livio Ninni Photography

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