Intervista a Napoli System: benching e graffiti, da Napoli alla scena internazionale

Dopo un lungo scambio di messaggi e complimenti reciproci, ho avuto finalmente il piacere di fare quattro chiacchiere con gli ideatori di “Napoli System”, un progetto mediatico su benching e graffiti, iniziato con un focus sul writing campano e arrivato a documentare quello internazionale

In Italia non esistono molti siti, blog o account che, in maniera continuativa, professionale e genuina, siano in grado di raccontare il mondo del writing, che sia attraverso foto di treni scattate da writer/bencher o racconti di vita vissuta, come nel mio caso. Per questo mi ha colpito molto il progetto Napoli System, un “contenitore di graffiti” apparso su Instagram nel 2018 con l’intento iniziale di documentare la scena di writing di Napoli in particolare della Campania in generale. Con il passare del tempo lo staff ha deciso di puntare in alto, aprendo un canale Youtube su cui condividere interviste con i protagonisti del writing nazionale, ma anche decidendo raccogliere materiale dall’estero, così da voler diventare anche un punto di riferimento per gli appassionati di writing internazionale. Dopo un iniziale scambio di messaggi a distanza e un’intervista che mi è stata fatta per il loro canale YouTube (di prossima uscita), con uno di loro è nata una bella “amicizia a distanza”, alimentata dalla passione comune per la città di Napoli, per i graffiti, per la comunicazione e il networking internazionale, ma anche e soprattutto per l’inusuale coincidenza di rivestire entrambi sia il ruolo di writer che di reporter. Felice di ricambiare, stavolta sono io a intervistare loro, approfittando di questa chiacchierata per saperne di più sulla nascita di Napoli System, sulla loro opinione riguardo diversi aspetti del mondo del writing e non solo… e molto altro ancora! Buona lettura!

Come e quando è nato e ha preso vita Napoli System? Come mai avete scelto i canali Instagram e YouTube per lanciarlo?

Napoli System nasce a fine 2018 da un’idea mia e di un mio ex amico.
Inizialmente per la condivisione delle nostre foto veniva utilizzato un profilo personale, però poi ci siam ritrovati sempre più spesso a benchare disegni (“passare il tempo in stazione a osservare graffiti sui treni”) e a produrre materiale fotografico e allora abbiamo pensato: “perché non documentiamo la scena seriamente?”. Abbiamo quindi iniziato a condividere pannelli di amici che avevano disegnato a Napoli poi, poco a poco, prendendo spunto e studiando un pò, abbiamo inserito hashtag personalizzati, sviluppato un logo e la cosa ha preso forma. Instagram è stato il nostro trampolino di lancio perché era (ed è) il social del momento, prima lo si utilizzava per postare la foto della cena, i tramonti o i gatti, oggi è diventato un vero e proprio blog, alcuni lo utilizzano come portfolio per lavoro ed altri invece documentano cose. Qualche mese dopo abbiamo aperto il canale Youtube di Napoli System ma abbiamo iniziato a postare interviste quasi un anno dopo. Ora siamo fermi ma riprenderemo a breve.

Quali sono gli obiettivi del vostro lavoro, a breve e lungo termine?

All’inizio l’obiettivo era documentare la scena nel modo migliore e più omogeneo possibile, tralasciando anche le proprie “faide” con altri che disegnano, ma ahimè… in questo senso abbiamo fallito! Alcuni hanno preferito non vedere i propri lavori online una volta saputo chi timonasse il progetto. Quindi, rivalutando tutto, vorremmo documentare graffiti e street art al pari livello con pubblicazioni di magazine cartacei, documentari video e, magari in futuro, con qualche esposizione o evento con gadget e merchandising.

E i vostri progetti per il futuro?

Ci auguriamo di conoscere altra gente con cui collaborare e che magari voglia contribuire in qualità di bencher scattando foto in altri posti, così da ampliare il cerchio e non condividere soltanto produzioni di una città o di un singolo stato ma di espanderci a livello globale -per questo stiamo già macinando idee per varie collaborazioni.

Considerato il nome immagino che, almeno in parte, vogliate omaggiare e raccontare la scena di writing partenopea. Cosa ne pensate? Cosa pensate la renda e l’abbia resa speciale? E in cosa credete si sia distinta dal resto del writing nazionale?

Il progetto è nato con lo scopo di documentare la scena campana sì, ma ora vogliamo spiegare le vele, difatti stiamo condividendo scatti anche internazionali. Siamo cresciuti spostandoci con i mezzi e vedendo i primi disegni già dagli inizi degli anni ’90, tra l’altro uno di noi è un vero e proprio feticista, tanto che si segnava sin da piccolo le tag che vedeva in giro e sui treni per poi cercare di capire a che crew appartenessero i writer e di che zona fossero. A volte, le prime volte, ci si spostava da soli e ci si orientava vedendo le tag di alcune crew sui muri, trovando poi così il percorso giusto.
Personalmente trovo che la scena di writing partenopeo mi abbia fatto sia male che bene, ho bei ricordi di belle serate passate con amici, di quell’atmosfera che si crea prima di dipingere, quando si sta in piazza e si pensa ai colori da utilizzare e si prova un pò di abbiocco per l’orario… e il dopo, quando si riguarda insieme la foto del disegno in un parcheggio e magari si condivide un cornetto alle 5 del mattino. È questo, forse, che contraddistingue la realtà di Napoli. Negli anni abbiamo avuto modo di conoscere vari writer più grandi e, bazzicando qualche serata assieme, abbiamo riscoperto vicende e miti attraverso i loro racconti  immaginandone gli scenari come se fossimo noi i protagonisti di quegli episodi.

Cosa pensate, in generale, dell’attuale scena di writing nazionale?

È potente, ci facciamo sentire all’estero.
Alcuni di noi hanno avuto modo di vivere in giro per l’Europa e hanno scoperto che qualche writer italiano è conosciuto; stilisticamente c’è sempre questo contrasto tra pezzi puliti e il tratto trash che rendono un pò mistico e difficile da inquadrare se un artista è italiano oppure no. In generale crediamo che all’estero arrivino mine di writer provenienti un pò da tutte le parti d’Italia… senza specificare da quali città (voce fuoricampo: “forza Napoli!!”).

E cosa vi affascina di più del mondo del writing?

Senza dubbio le connessioni.
Già da prima del progetto avevamo stretto amicizia con gente proveniente da mezza Europa e gran parte d’Italia. È una domanda che ci porta nei posti, la continua ricerca del “chi sono io? cosa sono in grado di fare?”. È  questo che ci dà la forza di spostarci, abbattere le barriere linguistiche e mentali. E con la nascita di “NS” (Napoli System) c’è stata gente che ci ha scritto da continenti differenti inviandoci materiale o chiedendoci semplicemente quanto fosse buona realmente una pizza napoletana -Hehe-

Quali sono, invece, secondo voi gli aspetti negativi e oscuri di questo fenomeno?

Troppa competitività. I writer cercano sempre di essere migliore di qualcun altro ma mai di se stessi, è una continua gara a chi colpisce più modelli, a chi arriva in più posti, e così facendo si perde di vista il divertimento o i bei momenti passati in banchina con un amico, magari parlando della propria ex sorseggiando qualcosa in attesa dell’arrivo del disegno o semplicemente per il gusto di stare in compagnia a guardare i disegni degli altri. Credo inoltre che le nuove leve, con il potere dell’immediatezza mediatica, stiano rovinando l’aspetto genuino dei graffiti; pensano infatti che sia sufficiente vedere il proprio nome in circolazione per ottenere rispetto o semplicemente crossare qualcuno senza motivi validi per farsi notare.

Graffiti writing e documentazione: cosa ne pensate? Quanto e cosa è importante documentare e qual è secondo voi il modo più “corretto” e funzionale per farlo? Qualche esempio positivo e negativo di documentazione? (presente o passato)

In un documentario c’era una frase che condivido a pieno e che diceva:
“l’arte è concepita per durare migliaia di anni, che sia modellata o dipinta, invece l’arte di strada ha vita breve e va documentata”. I graffiti non andrebbero cancellati né coperti, dovrebbero invece invecchiare e sbiadire. La mia parte feticista ritiene che andrebbe documentata ogni cosa, dalla tag al throw up, dall’adesivo ignorante fatto con la carta da parati allo stencil, dal poster in strada al disegno su treno… tutto, senza limiti.
L’archivio fotografico è molto importante; quello personale serve a ricordare chi eravamo e da dove siamo partiti, quelli altrui ci hanno dato l’accesso ai graffiti di teste calde e pazzi rivoluzionari e se oggi sappiamo aggiungere un loop alle nostre lettere in modo inconscio lo dobbiamo anche a questo. Negli ultimi anni sono venuti a mancare alcuni writer amici nostri e conoscenti, e in questo caso è stato utilizzato l’archivio fotografico per ricordarli nel corso di eventi organizzati; gran belle sensazioni… quelle persone non ci sono più ma possiamo ancora vederne il segno lasciato. Di aspetti negativi del documentare finora credo di non averne visto nessuno.

Voi che avete avuto modo di intervistarmi e di conoscere Urban Lives, che consiglio mi dareste in qualità di blogger-scrittrice?

Le tue interviste sono molto fluide e hai pensato anche a tradurle in inglese, il che le rende accessibilissime anche a un pubblico straniero. Non vediamo l’ora di montare la video intervista che ti abbiamo fatto, fu davvero una bella chiacchierata in cui erano stati sollevati davvero dei bei temi; da lì in poi, anche se non ci siamo ancora conosciuti di persona, si è creata una connessione particolare. Ricordo che mi avevi raccontato che quando lanciasti Urban Lives non avevi ancora iniziato a disegnare quindi come già detto (attenzione spoiler!! haha) nell’intervista video, magari qualcosa è cambiato ora che ti ritrovi a raccontare un mondo e un’emozione che tu stessa vivi e conosci.

Il vostro progetto non ha ancora avuto un’evoluzione cartacea e offline, e per ora viaggia solo tramite social network. Non temete che questi contenuti virtuali possano in qualche modo essere transitori e un giorno perdersi nella rete?

Non temiamo di perdere le cose perché, come già dichiarato prima, abbiamo molto cura dell’archivio fotografico, quindi prima di condividere selezioniamo con cura gli scatti e teniamo continuamente aggiornate le applicazioni cloud tra materiale raccolto, scatti personali e materiale inviatoci. Inoltre non ci limitiamo a una sola piattaforma ma siamo presenti su varie, quindi per far sì che spariscano le cose dalla rete dovrebbero cadere tutte le piattaforme più usate (*risata malvagia).

Quanto e come pensate che Instagram abbia influito sul mondo dei graffiti?

Generazioni più giovani di writer hanno iniziato salvando e condividendo gli scatti su Fotolog e Facebook. Prima dell’avvento dei social network, per sentito dire da amici più vecchiotti, si andavano a sviluppare le foto dei propri lavori… e secondo me quello era magia pura. L’avvento di Internet ha modificato sicuramente la cosa ma questo è molto soggettivo, personalmente non pubblico niente di mio sulla rete proprio per una questione di benessere personale, è un pò come il sesso… allevia lo stress e produce endorfine, ed io non pubblicherei mai contenuti personali per mostrare cosa sono stato in grado di fare, magari a qualche amico mostro i disegni ma non a tutti. La libertà di espressione forse è stata un pò fraintesa, con l’uso di Instagram alcuni condividono cose a discapito di chi magari gli sta antipatico, diffamando gratis e creando spesso situazioni scomode e spiacevoli, insomma sparando un pò di minchiate. Altri caricano cose per aggiornare il proprio profilo e su questo non ci vedo nulla di male, magari si può dipingere nello stesso posto tutti i giorni e condividendo la foto si possono raggiungere più persone in posti differenti. Però, proprio con quest’ultima azione, automaticamente non ci si sposta più per andare a vedere un tipo particolare di stile o per documentarsi; ora basta scorrere la timeline di un account o di una pagina che condivide disegni di una zona specifica e si crede di sapere chi è attivo e chi no (vi prego, diffidate e viaggiate!). Inoltre i magazine cartacei hanno subito molto perché ora quasi tutto è online, e bisogna stare attenti a non pubblicare contenuti già visti altrimenti si sfocia nel banale.

Vedete in questo senso un grande gap tra la generazione di writer old school e quella nuova?

Ora spesso mancano l’originalità, l’inventiva e la voglia di sperimentare… divertirsi con poco senza pensare troppo al risultato finale. Prima quando dipingevi raccoglievi foto dei tuoi disegni e le inviavi a quei pochi magazine che c’erano e dovevi sperare che scegliessero uno dei tuoi pezzi senza saperlo fino all’acquisto… a volte non ne accettavano nessuna o se succedeva poteva capitare che selezionassero le peggiori!
Oggi sempre più writer vanno dietro a mode -di vestiti anche- quando invece prima esisteva soltanto uno o al massimo due tappi e per riceverne degli altri dovevi sperare che arrivassero gli amici da fuori per portartene. C’era l’attesa, lo studio… come se tutto avesse un peso e anche se si dipingeva una volta a settimana ci si divertiva da morire. Oggi vedo troppa fotta nei primi due anni, troppa presunzione e poco tempo da dedicare al disegno su carta.I writer giovani vanno spediti e se becchi qualcuno dandogli qualche consiglio se la prende anche.

Fare graffiti negli anni ’90 in Italia e farli oggi: cosa è cambiato, in meglio e in peggio?

La comunicazione è differente, lo scopo anche. Prima ci si organizzava come oggi lo si fa per andare in montagna di domenica ad un barbecue. Le ore prima del disegnare dove si studiavano le bozze su carta si parlava del posto dove andare, mentre dopo si decideva a quale magazine cartaceo mandare le foto dei propri disegni. Insomma, lo si faceva perché oltre a vedere il proprio nome in tutte le stazioni o in determinati luoghi si prospettava una bella serata assieme. Ora è tutto più sterile e veloce, non ci si becca nemmeno per mangiare una cosa insieme. A volte non si conosce nemmeno l’altra persona, basta chiedergli il profilo social o sapere che fa tante cose, ci si vede e si va a colpire un modello… riprendendo l’esempio del sesso, quest’ultimo è come quello occasionale, ci si vede e si va senza “perdere tempo”; personalmente prima di fare qualcosa con una tipa, devo almeno conoscere il suo film preferito. Noi di Napoli System abbiamo anche avuto modo di conoscere e intervistare alcuni pionieri dei graffiti partenopei e nazionali (interviste che sono uscite e usciranno sul canale YouTube, come quella a Filthy di DiasUht crew) e dalle loro storie capiamo che un tempo tutto era genuino, ora invece spesso si dipinge per interessi personali e basta.

Graffiti e “street art”: c’è tanta ignoranza sulla terminologia e sulla storia di questi due fenomeni, ma soprattutto c’è un conflitto che va avanti da anni e che può essere riassunto in “Writing/vandalismo VS Street art/decorazione”. Io stessa ho preso una posizione abbastanza netta, distaccandomi sempre più dal muralismo e dall’arte di strada puramente decorativa e concentrando il mio interesse sul writing e sul lettering in particolare, seppur non disdegnando anche altre forme di arte di strada più pittoriche e perlopiù di carattere spontaneo, dal post-graffitismo alla pratica degli stencil. Voi cosa ne pensate e qual è la vostra posizione in merito?

Odio i preconcetti, penso che si tratti sempre e comunque di espressione creativa e in quanto tale dovrebbe essere vista come un’unica cosa immensa e infinita. Ci sono stati periodi in cui alcuni di noi non hanno percepito nessun tipo di introito e affrontato tanti problemi economici, eppure non abbiamo smesso e abbiamo tralasciato un pò i muri e i pannelli ma attaccando adesivi, firmando con pennarelli e facendo lettere cubitali con scope e rulli abbiamo continuato a lasciare il segno. Non condivido artisti o writer che attaccano chi fa cose diverse o chi usa tecniche diverse. Bisogna fare ciò che ti chiede il corpo, se ti fa stare bene esprimerti con le lettere scrivi, altrimenti dipingi, attacca poster o fai stencil, l’importante è comunicare che sei vivo… che sei stato lì.

Qual è l’obiettivo del vostro progetto parallelo Bettercallwall? Ci state ancora lavorando?

“Bettercallwall” è un progetto parallelo nato per documentare la parte di strada dei graffiti, tra muri (anche legali), adesivi,poster, tag, stencil ed altro. Il nome è una rivisitazione divertente del nome della serie TV di Netflix “Better Call Saul” (spin off di Breaking Bad), così come “The Sopraction”, altro nostro progetto dedicato alle foto di action, fa riferimento alla serie “The Soprano’s”. Entrambe le pagine, però, sono state messe un pò in pausa, perché recentemente abbiamo subito degli avvenimenti nelle nostre vite personali che ci hanno portato a bloccare alcuni progetti, tra cui anche lo sviluppo di vari magazine cartacei e il montaggio delle interviste. Promettiamo di riprendere presto e, semmai qualcuno fosse interessato ad aiutarci, le porte di Napoli System sono aperte!

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