(PARTE 1)
Giorno 3, secondo posto abbandonato, Consonno (la Città Fantasma): io, Andrea, Riky Boy + Orma Il Viandante e amici.
Sveglia presto, come sempre: il poco di nebbia dei giorni precedenti cede il passo a un sole caldo favoloso, che ci mette ancora di più di buonumore, e fa risplendere i colori autunnali dei boschi che ci scorrono accanto nel tragitto.
Uno dei momenti topici della giornata, e dell’intero viaggio, è l’arrivo a Consonno, dove il gruppo di Torino è già arrivato, precedendoci di poco. L’esplosione di gioia “cazzo ragazzi, posto incredibile!” e lo scenario della città abbandonata alle loro spalle tolgono le parole. Gioia condivisa e un’irrefrenabile voglia di esplorare e di vedere, tutto.
E’ l’unica tappa di cui decidiamo, una volta tornati, di parlare apertamente, vista la sua notorietà. Per tutti gli altri risparmiate domande perché non riveleremo nulla, abbiamo deciso di far sì che siano le foto di Andrea, il mio racconto su Urban Lives e le opere degli artisti a parlare.
Tornando a Consonno, su Internet troverete foto, aneddoti e ogni tipo di informazione.
Vi riassumo anche qui la sua bizzarra storia: un eccentrico industriale della zona nel 1962 voleva dar vita a una sorta di nuova Las Vegas, immersa tra il verde di prati e colline della Brianza. I pochi abitanti delle zone vengono mandati via per lasciar spazio a un progetto imponente, una sorta di città arabeggiante e coloratissima, con tanto di teatro, piste da ballo, hotel di lusso ed era previsto addirittura un circuito automobilistico.
Nel 1976, però, una frana blocca il progetto e isola la città, che resta così disabitata. E’ ora meta di curiosi, fotografi e ragazzi festaioli, che nell’arco della giornata non sono mancati.
Come in montagna ci si saluta con tutti, si scambiano due chiacchiere e la gente, mentre passiamo con asta, rulli e bombolette, ci segue con lo sguardo.
Primo giro lungo il corridoio dell’ex hotel: tante macerie, tante tag ma anche qualche sporadico interessante pezzo. Sosta al sole mentre in tempo record Riky Boy, sempre armato di asta e rullo, dipinge una grande zampa che si inserisce perfettamente nell’architettura del posto.
L’area in cui scegliamo di fermarci, come sempre immortalata con una foto condivisa sul mio Facebook con l’immancabile frase “oggi si pitta qui”, è un bellissimo ex teatro, che ora ha più l’aspetto di una grande piazza. Il clima è quasi quello di una gita scolastica: sole, musica, gente che passeggia intorno a noi, tante risate.
Le opere di Riky e Orma non potrebbero essere più diverse, e trovo questo connubio particolarmente interessante: coloratissimi e fluorescenti quelle di Orma, estremamente cupa quella di Riky Boy.
Impressionante la quantità di bombolette e stencil di Orma che dipinge prima un’invernale volpe rannicchiata che dorme e poi, su un altro muro, una bambina.
Riky Boy torna stavolta al figurativo, con le sue amate bombolette: un volto al centro e due laterali, quasi fossero due spettatori. La figura al centro, in fiamme, grida: il volto oscuro è lo specchio della sua anima che urla, che lotta per andare avanti. Parlando con Riky scopro che le figure laterali rappresentano i suoi genitori e che il murale è dedicato a Lollo, il suo migliore amico.
Nel cazzeggio generale non mancano stencil e scritte a spray improvvisate e qua e là e, con mia grande gioia, anche qualche piccolo omaggio a Urban Lives.
Come sempre la giornata vola e manca circa un’ora al tramonto quando decidiamo di andare via, scelta tattica per concederci prima del buio un giro di murales dei Canemorto.
Due pezzoni giganteschi, bellissimi: uno realizzato in una notte sulla facciata di ex fabbrica insieme ad Ema Jones, di cui vi ho già parlato nel mio reportage su Palermo, e l’altro sulla lunghissima superficie esterna di un’ex piscina.
Opere sorprendenti da un punto di vista strutturale e stilistico.
Ultimissima tappa una visita allo studio di Riky Boy, per chiudere in bellezza la giornata, e poi abbraccioni, saluti e appuntamento con loro a Torino.
Giorno 4, terzo posto abbandonato: io, Andrea, Riky Boy + Pepe Coibermuda (+ Nikka Cavallo Pazzo)
Sveglia presto anche stavolta per me, Andrea e Riky Boy: sosta al supermercato per vino e provviste, stavolta saggiamente armati di cavatappi! Altra bellissima giornata di sole, ultima ex fabbrica da visitare e una grande gioia rivedere Pepe e Nikka. Ci avventuriamo nel posto, immerso nel verde, tutti padiglioni in ottimo stato. Qui finalmente troviamo qualche oggetto abbandonato, addirittura dei bauli con carte da gioco, una tombola e un quadro con raffigurati Gesù e la Madonna, coincidenza interessante considerato che eravamo lì l’8 dicembre e che siamo in pieno clima pre-natalizio!
Più che un’ex fabbrica siamo in una specie di città industriale deserta: tantissimi i padiglioni, a più piani, e tanti gli artisti che hanno lasciato traccia del loro passaggio. Su tutti Seacreative, che purtroppo non ha potuto prendere parte al viaggio, di cui si trovano opere di ogni periodo e di ogni stile: praticamente sembra un po’ di essere a casa sua, ed è fantastico.
Continuiamo la visita finché Riky Boy e Pepe non individuano i muri perfetti per le loro esigenze artistiche: un muro alto circa 7 metri per Riky Boy e una insenatura-finestra nel muro illuminata dal sole per Pepe e i suoi personaggi occhiuti.
Riky Boy, per chiudere bene il viaggio e sfruttare l’ampia superficie, decide di puntare a un nuovo soggetto: un maestoso mostro nero, senza testa, con zampe di animali al posto di mani e piedi. Per arrivare più in alto possibile l’asta da 4 metri non gli basta e così, oltre a raccogliere secchi vuoti in giro per l’ex fabbrica e a usarli come scala, decide alla fine di salire su un tronco, dimostrando che essere artisti di strada non vuol dire solo saper dipingere bene ma saper improvvisare nelle situazioni più disparate. Per la firma finale mi vivo invece 10 bei minuti di ansia e vertigini: lo vedo sporgersi da un primo piano senza finestre e realizzarla a testa in giù con l’asta. Sorsone di vino per non pensarci, e tutto va per il meglio per fortuna.
Pepecoibermuda invece riempie nel frattempo la sua superficie con tanti personaggi, tutto in bianco e nero con un bello sfondo rosso. Mentre dipinge mi racconta un progetto che sta portando avanti a Parma, di cui non vedo l’ora di scrivere su Urban Lives: 50 personaggi per 50 cassette della posta. Ma per ora non vi svelo di più. Sarò presto a Parma quindi non mancherà qualche foto e testimonianza sul posto!
Finiti i rispettivi pezzi e a un’ora dal tramonto e due dal mio treno per Roma (spoiler: l’ho perso) Pepe e Riky decidono di fare una combo: il ciclope arancione gigante di Pepe, che avevo già avuto il piacere di ammirare alle Officine Reggiane a Reggio Emilia, con barba di zampe di Riky Boy. Risultato interessante, ma soprattutto un bel momento di incontro per tutti. Dopo diverse ore sparpagliati tra foto e street art ci siamo ritrovati tutti a osservarli e a chiacchierare, mentre il sole iniziava a sorgere. Simbolicamente parlando sono felice che il pezzo di chiusura del viaggio sia stato realizzato a quattro mani, questo è lo spirito che mi piace, quello di confronto e arricchimento ma anche voglia di collaborare.
Ultime foto, ultimi sorsi di vino, ultimi ritocchi al muro, ultimi raggi di sole, e poi si riparte.
Mentre percorriamo il lungo viale immerso nel verde che ci conduce alle macchine, come di consueto resto qualche passo indietro per un minuto e fotografo gli altri da dietro, per pubblicare uno scatto al volo sulla pagina Facebook di Urban Lives e immortalare il momento.
Li osservo mentre scherzano tra loro e camminano con aste, secchi di vernice e macchine fotografiche, poi mi giro a guardare l’ex fabbrica e il ponte che vi passa sopra, mentre il sole tramonta. Guardo l’orologio e sono consapevole di aver probabilmente perso il mio treno ma non me ne frega niente. Sono troppo felice. E penso a quanto sono grata alla street art e alle bellissime persone che ho avuto la fortuna di conoscere in questo intenso anno di vita, di viaggi, di reportage.
Arrivati alle macchine osservo incredula l’impressionante quantità di colori nel portabagagli di Pepe, da cui tira fuori anche la sua maschera arancione. Ultima foto di gruppo, abbracci e sorrisi, e la promessa di rivederci presto.
Mi godo il momento ma con la testa sono già alla tappa 2 di questo pazzo progetto.
Conclusioni e ringraziamenti
Innanzitutto ringrazio tutti quelli che hanno seguito sui social media il viaggio, raccontato il più possibile su Facebook e Instagram. Ho sentito il calore di amici, conoscenti e “fan” da tutta Italia, ma anche di artisti che non sono riusciti a partecipare, ma che hanno contribuito a distanza, con belle parole e consigli. Grazie davvero.
Ringrazio tutte le bellissime persone che hanno partecipato, con grandi spostamenti e tutti con grande entusiasmo e coinvolgimento. C’è stato un affiatamento perfetto tra tutti, e tanti momenti indimenticabili, il che ha reso il viaggio ancora più speciale.
Un ringraziamento di cuore va ai miei compagni di viaggio e avventure, Andrea Cherico e Riky Boy: tra i migliori che abbia mai avuto. Sono immensamente felice che le nostre strade si siano incrociate.
Concludo annunciando che questo progetto non si ferma qui. Sperando in una qualche forma di finanziamento, o anche in qualche modo senza, voglio proseguire nel 2016. Sono a caccia di nuovi spot abbandonati e altri artisti da coinvolgere, e sono aperta a qualsiasi suggerimento.
E non vedo l’ora di ripartire.
Leggi: Street art e posti abbandonati: prima tappa (Lombardia) – Parte 1
Foto credits: Ivana De Innocentis e Andrea Cherico aka LOST in the DAYS