Alla vigilia del viaggio-reportage #UrbanLivesOnTheRoad ho ricevuto tantissimi messaggi, pubblici e privati, di complimenti, auguri, incoraggiamento. E fin qui tutto OK, ne sono felicissima.
A sorprendermi sono stati invece quelli che mi hanno scritto”Beata te”: mi riferisco ad amici, conoscenti e perfino artisti. È seguita una lunga riflessione, scritta di getto in treno, che vorrei condividere con voi.
Un anno di coraggio, passione, sacrifici
Da anni, davvero tanti ormai, sono freelance: sono quindi portata, in parte per indole e natura e in parte per ragioni lavorative, ad avere uno stile di vita libero da costrizioni di orari, obblighi imposti dall’alto ma d’altro canto costantemente soggetto a sacrifici e momenti economicamente difficili.
Questo, nel mio progetto Urban Lives, ha rappresentato però un indubbio vantaggio: quello di autogestirmi, nelle scelte, negli spostamenti, nelle sostituzioni lavorative. Così come si sono senza dubbio rivelate un grande vantaggio le mie conoscenze professionali di web writing e social media marketing.
Ma non avrei mai potuto intraprendere questa strada senza una sostanziosa dose di coraggio e, diciamolo pure, di follia mista a un po’ di incoscienza.
Momenti duri ce ne sono stati tanti, solo chi mi è stato vicino lo sa: momenti di difficoltà economica, di sconforto. Ci sono stati giorni in cui mi sono svegliata con la paura di aver sbagliato tutto. Il tutto accompagnato dalla delusione per una realtà lavorativa sempre più drammatica ma anche una delusione nei confronti di chi non ha compreso o accettato il mio percorso e il mio stile di vita.
E qui mi voglio riallacciare al “Beata te” di questi giorni: a tutti vorrei dire che Urban Lives è stato un investimento, in primis in termini di tempo, ma è stato soprattutto un atto di amore per l’arte e per me stessa, un gesto coraggioso, un percorso che chiunque volendo può intraprendere, con passione, determinazione, forza di volontà ed entusiasmo.
A tutti quelli che mi hanno seguito, letto, accompagnato in questo anno di viaggi, avventure, interviste e reportage o anche solo ai semplici curiosi che si sono da poco imbattuti in questo sito e sono incuriositi dal mondo della street art vorrei raccontare tutto quello che ho appreso in questo anno.
Arte di strada: lezioni di vita
Attenzione, non parlo ne’ di arte pubblica ne’ di arte in galleria: parlo di arte di strada, legale o spontanea che sia. Quella fatta sempre e comunque con intenti artistici, non vandalici, responsabilmente e nel rispetto della città e delle persone che ogni giorno la vivono.
Come sapete da un anno viaggio in tutta in Italia, sempre alla ricerca di artisti, di murales, di storie ed eventi da raccontare. Mi sono approcciata inizialmente a questo mondo con un po’ di insicurezza e certamente molte meno conoscenze di adesso. Come chiunque decida di tuffarsi in maniera completa e determinata in un mondo che lo appassiona e lo affascina ma che non gli appartiene (ancora).
Studiare, leggere, osservare, confrontarsi, come in qualsiasi settore, sono stati una costante in questo percorso di crescita. Su tutto sono state fondamentali le infinite ore trascorse a chiacchierare con ogni tipo di artista, in ogni tipo di situazione.
Tutto è iniziato con timidi approcci, come quello con 108 a Torino quasi un anno fa, che ha dato il via a tutto, per poi continuare con viaggi da sola, in compagnia, una costante ricerca di nuovi artisti da conoscere e incontrare e, nell’ultimo periodo, ospitate di artisti a Roma, viaggi in loro compagnia e addirittura pittate e jam organizzate in occasione di un mio passaggio in una città. La street art e i loro favolosi protagonisti (non tutti eh, sia chiaro) sono diventati una parte importante della mia vita: molti sono amici, con tanti ho un legame fraterno, qualcuno lo sento più di mia madre! 😀
In qualcuno ho creduto e ho investito (artisti giovani ma talentuosi), a qualcuno ho fatto da curatrice e non ultimo ho dato il mio piccolo contributo nel panorama nazionale promuovendo street art tour, eventi, territori, città, e mettendo in comunicazione e creando connessioni tra artisti.
Non dimenticherò mai tavolate e cene con artisti provenienti da ogni parte d’Italia.
Difficile riassumere tutto quello che mi ha insegnato la street art in un anno ma alla vigilia di un anno di Urban Lives ci voglio provare:
1. Lo spirito di fratellanza, che va oltre i confini geografici: questo è forse l’aspetto più bello della street art, quello che più di tutto ha ereditato dal graffiti writing. Divertirsi e dipingere insieme, in jam e occasioni di incontro per il puro piacere di stare bene, confrontarsi, condividere la propria creatività, unire tecniche e stili diversi, spesso con risultati sorprendenti ed eccezionali.
Per quanto mi riguarda ho vissuto tutto questo da spettatrice, a livello artistico, ma da protagonista a livello creativo e amicale. I confini territoriali non esistono più, esiste solo una grande famiglia e una fitta rete di amicizie e connessioni.
Al di là delle distanze ringrazio la scena di Graffiti Reggio Emilia per avermi accolta nella loro grande famiglia artistica, il miglior esempio finora trovato in Italia a livello di fratellanza, collaborazione artistica professionale e amicale, incontro e fusioni di stili e soprattutto caso più unico che raro di incontro e convivenza tra artisti di strada e graffiti writer.
2. Fatica e sacrificio: ho sempre tentato di mettere in evidenza gli aspetti più difficili del lavoro di un artista di strada (e non). Nel mio piccolo quest’anno, trascorrendo tanto tempo insieme, ho affrontato momenti di paura, ho sfidato le vertigini, ho collezionato un bel numero di lividi, di notti insonni e stravolgimenti di orari, mi sono infilata una felpa con cappuccio fingendomi un uomo durante un bombing notturno, ho viaggiato in condizioni precarie, ho rinunciato ad appuntamenti con amici, eventi e perfino qualche opportunità di lavoro, ho capito cosa vuole dire in termini di fatica e tempo progettare e realizzare un murales alto tre piani, ho aspettato ore in piedi o sotto la pioggia un artista sotto la gru, ho affrontato momenti di crisi e sconforto su alcuni aspetti della realtà nazionale artistica.
Ma non rimpiango niente e rifarei tutto, ancora e ancora. E anzi sono immensamente grata per ogni sfida e difficoltà superata.
3. L’improvvisazione e l’ottimismo: può sembrare banale ma in questo senso devo tantissimo agli artisti. Il mio lavoro e la mia parte razionale mi portano spesso a ragionare per strategie, incastri di impegni, organizzazione. La street art mi ha insegnato a vivere con più lentezza, osservare di più, programmare meno. Lasciarsi andare al “poi vediamo”, “tutto andrà alla grande”, “tanto qualcuno lo troviamo” significa a volte aprire la mente, seguire il flusso, sorprendersi, vivere la vita e le situazioni con un po’ di rischio magari ma certamente con più intensità.
4. Volere è potere. Come dice il detto “Se lo vuoi con forza non è un sogno”. Questo forse più che la street art me lo ha insegnato la vita, sono io che l’ho applicato alla street art. Se mi avessero detto che avrei bevuto una birra o ospitato alcuni dei miei artisti preferiti, che avrei dipinto con un’asta lunga 6 metri in una fabbrica abbandonata, che avrei aiutato amici artisti a finire un murale, che avrei potuto esprimere opinioni e conversare con esperti del settore, che avrei raggiunto un livello di conoscenza tale da consentirmi di riconoscere centinaia di artisti, che avrei fatto una chiacchierata con Blu, che avrei chiesto a un artista di tatuarmi la schiena, che avrei dato consigli, idee suggerimenti ad artisti di fama internazionale, che avrei parlato di street art alla Social Media Week, che sarei partita con artisti e videomaker per un viaggio-documentario sulla street art… io un anno fa giuro non ci avrei mai creduto.
5. Il coraggio di sperimentare, sbagliare, ricominciare. Credendo sempre e comunque in se stessi, nelle proprie capacità e nella propria creatività. Un vero artista questo riesce a trasmetterlo e a comunicarlo, anche senza ricorrere alle parole. Non ringraziarò mai abbastanza Collettivo FX per avermi fatto dipingere, credendo in me, e avermi mostrato più di tutti aspetti dell’arte che si sono rivelati utili insegnamenti di vita.
6. La voglia di comunicare, raccontare e interagire con un territorio: l’arte, e spero anche Urban Lives, sono andati a volte di pari passo nella volontà di scoprire e narrare realtà locali, caratteristiche, luoghi, storie, personaggi. Per ogni viaggio che ho intrapreso ho cercato connessioni con la scena locale, ho posto domande, ho indagato, mi sono aiutata con i social network e con il web per fare approfondimenti e mantenere contatti. La volontà di scoprire il territorio è uno dei miei obiettivi principali e la street art mi ha indicato la strada giusta per farlo.
Per tutto questo e molto altro sono felice per quello che ho vissuto e sono entusiasta per tutto quello che mi aspetta ancora. Perché, come dicono i miei amici artisti “vedrai che poi tutto andrà bene”.
E a chi mi dice “Beata te” rispondo: leggi, documentati, alza il culo ed esci, lanciati nella street art, prova a vivere anche tu la tua avventura.