Intervista a 108: 43 forme del caos al Cheap

Quest’anno il Festival CHEAP di Bologna ha aperto con l’intervento dell’artista 108, che ha realizzato 43 forme del caos lungo il muro di cinta dell’Austostazione, per una superficie di 250 metri quadrati di muro e 43 spazi affissivi, scanditi in 13 moduli composti ciascuno da un trittico di bacheche: una centrale (200×140 cm) affiancata da due di dimensioni più ridotte (100×140 cm).
Vederle dal vivo è stata un’emozione, e altrettanto interessante intervistare l’artista:

Come è stato dipingere a viale Masini, una via tanto trafficata? Hai avuto modo di percepire o ascoltare i pareri dei passanti?

Allora, dipingere in viale Masini è stata una esperienza un pò diversa dal solito. Il muro era molto lungo ma non alto, ho utilizzato delle pitture su carta incollate e invece di realizzare un lavoro singolo ho realizzato una serie di forme, quindi è stato più simile a preparare una mostra o ad una qualche forma di animazione. Mi è piaciuto moltissimo lavorare in questo modo ed il risultato finale anche di più. Imponente, con un tipo di percezione di chi passa in macchina o in autobus del tutto diversa dal solito muro da festival. Ho potuto concentrarmi esclusivamente sulla forma e inoltre sono potuto uscire da questa “gabbia” del muralismo in cui i festival hanno rinchiuso l’arte pubblica nell’ultimo decennio. Il lavoro era moltissimo, quasi 200m di lunghezza, ma le ragazze di Cheap mi hanno aiutato veramente tantissimo, facendo tutto il lavoro sporco (fondo e attacchinaggio) e non potrò mai smettere di ringraziarle. L’unico lato negativo era il traffico automobilistico, che come ovunque in Italia è sempre vergognoso. Gas di scarico e rumore erano veramente insopportabili, quindi gente a piedi ne ho vista poca: io sono sempre un pò sfuggente e quindi non ho avuto a che fare con molte persone. Mi sarebbe però piaciuto sentire qualche interpretazione strana che di solito viene fuori in questi casi… Mi sarebbe piaciuto molto sentire qualche parere anche per il clima particolare che c’è in questo periodo a Bologna e per il quale ho deciso di affrontare fin dall’inizio questo lavoro come una mostra personale fuori da uno spazio espositivo. 20160220_111921Mentre dipingevo comunque i feedback sono stati positivi. Ma non è quello che cerco. Non sono mai stato un artista facile, non sono un “artista politico”, figurativo o pop nel senso di popolare. Nel 2016 a quasi 38 anni amo ancora mettere i miei lavori negli spazi pubblici, siano essi strade o boschi, alla portata di tutti, ma non sono mai stati lavori per tutti. Quindi mi rendo conto che il mio lavoro non abbia l’impatto sociale di un lavoro di Blu ad esempio, specialmente a Bologna. Io stesso comunque vedo tutto a mio modo, ad esempio sono stato felice quando ho visto che qualche settimana fa qualcuno ha fatto delle facce su alcune delle mie forme. E’ capitato molte volte fin dai tempi delle forme gialle, vuol dire che il mio lavoro funziona, colpisco la gente nel profondo inconscio, e loro non riescono ad accettare una forma fine a se stessa e devono fargli una faccia. E credo sia giusto così, questo è quello che vuol dire lavorare negli spazi pubblici. Non è né meglio né peggio di lavorare in una galleria o in un museo. Non è peggio ma non è più puro, più nobile: è diverso.

Come hai avuto modo di approfondire il significato del numero 43? Hai libri di numerologia che usi come testi di riferimento?

Come si capisce già dal nome che usa sono molto interessato ai numeri e ai loro significati, simbolismi e ai messaggi che a volte nascondono. Purtroppo i libri di numerologia non sono mai documenti molto seri, spesso contengono notizie contrastanti tra loro e le fonti misteriose. Tuttavia ne possiedo diversi, perché sono curioso e perché mi diverto a leggere anche le cose più assurde. Da sempre conoscevo il 23 come numero del caos ma sfogliando uno di questi libri mi sono imbattuto anche nel 43 come cifra vicina al caos. Ne ho parlato anche con le ragazze e non c’era modo per me di uscire dal numero delle forme che sarei andato a realizzare, anche perché il rapporto e il contrasto tra ordine e caos sono elementi centrali nel mio lavoro.
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Come è stato dipingere su carta? E cosa ne pensi in generale della poster art?

Come supporto ho usato fogli di carta da pacchi formato standard 100×140 cm, singoli o in coppia che erano esattamente le misure delle bacheche. Per me non era assolutamente una novità. Li ho usati molto in passato per le forme nere, sia per strada sia all’interno di spazi espositivi: per fare più veloce in determinate situazioni “outdoor” e perché amo molto quel tipo di carta industriale con il nero dipinto grezzo sopra. Inoltre il formato standard da un ritmo alle serie. Sono anche molto semplici da trasportare e spedire, la serie Chromelch ha girato dal 2008 fino al 2014 in modo più o meno completa in diverse mostre personali.
In ogni caso non mi piace etichettare queste cose, poster art, stencil art, sticker art, aerosol art, ecc… sono solo mezzi e strumenti diversi che si possono adattare ad idee, superfici e situazioni diverse, per me si tratta di arte e basta.

Ci sono tecniche particolari di concentrazione o meditazione che adotti per i tuoi “disegni automatici”? E a quali artisti che hanno adottato questa tecnica sei maggiormente legato?

Come spesso succede mi ritrovo a fare certe cose senza averlo esattamente deciso. Per rispondere a questa domanda dovrei partire dall’inizio perché è uno dei punti fondamentali di tutto il mio lavoro, quindi dall’arte primitiva, specialmente incisioni rupestri megalitiche, oriente, Kandinsky, Arp ecc… e poi il bisogno che io ho sempre avuto di trascendere la realtà e di estraniarmi. Sono sempre stato molto distratto. Comunque mi è capitato molte volte (non solo a me credo) di ritrovarmi a disegnare senza sapere quello che stavo facendo. A volte dopo giorni o settimana o anche anni, ho ritrovato quei disegni e ho visto forme meravigliose che mai avrei potuto trovare altrimenti. Ora usa questo tipo di disegni sia come metodo per trovare nuove forme da perfezionare e ripulire in seguito, oppure come vera e propria forma di meditazione essa stessa. Ma in questo caso sono più quei disegni composti da tantissime linee e piccoli dettagli che faccio nei periodi in cui ho tempo, principalmente quando faccio lunghi viaggi in treno. Amo fare lunghi viaggi in treno, per me non sono soltanto viaggi fisici. Queste piccole fughe dalla realtà mi aiutano ad affrontare l’ansia e altri problemini che mi hanno sempre accompagnato.
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Per te cosa è il caos?

Altra domanda difficilissima, diciamo solo che per me il caos è quello che non riesco a gestire e a capire. A volte mi hanno detto che io sono il caos, hahaah… ma solo a volte.

Prossimi progetti? Cosa ti auguri per il 2016?

Quest’anno ho deciso di tagliare molti progetti: il 2015 è stato un anno pesantissimo, bellissimo ma pesantissimo, sono arrivato a dicembre stanco come non lo sono mai stato. Voglio lavorare molto più liberamente e quindi farò meno festival di sicuro. Sembrerà un assurdità a chi vede la cosa da fuori, ma mi sento molto più libero a lavorare con alcune gallerie che con alcuni festival. Preferisco mille volte un muro fatto in 20 minuti con un solo colore annacquato in un fabbricato abbandonato che un lavoro di centinaia di metri quadri, con braccio meccanico e 200 colori per fare contento qualche assessore. Quindi a livello di Festival sto facendo selezione, anche se molta selezione si fa da sola, hahaha, visto che il mio lavoro non riqualifica. Ad inizio Aprile comunque tornerò in Svezia dove mi sento sempre a casa per fare un bel muro per un evento organizzato da Ekta. A Maggio poi sarò a Seoul in Corea del sud e poi come dicevo mi voglio dedicare a qualche mostra: quest’anno voglio spiazzare tutti il più possibile e tenere la qualità ancora più alta.
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Photo credits:
Ivana De Innocentis
Michele Lapini e il cs dell’intervento di 108
Maggiori informazioni:
Sito ufficiale del CHEAP Festival
Sito dell’artista 108

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