“Il medium è il messaggio”. Così recita il sociologo canadese Marshall McLuhan in Understanding Media (1964), il suo saggio più importante in merito agli effetti futuri che l’innovazione avrebbe avuto nella comunicazione sia sull’intera società che sui singoli e Shepard Fairey lo sa bene. Chi è? Forse lo ricordate con lo pseudonimo Obey, lo street artist che nel 2008 ha contribuito con una serie di opere alla vincita delle elezioni americane di Barack Obama. L’immagine del Presidente stilizzata in quadricromia e in evidenza i termini Hope (speranza), Change (cambiamento) e Progress (progresso), sono diventate le tele simbolo del cambiamento americano.
Le stesse che Napoli, la città più multiculturale del Mediterraneo, ospita al museo PAN – Palazzo delle Arti Napoli, fino al 28 febbraio 2015 in una mostra inedita: Shepard Fairey – #Obay.
Ben 60 opere completano le grandi sale di palazzo Roccella in via dei Mille per raccontare ai visitatori l’evoluzione artistica di un personaggio entrato nella storia della cultura americana sin dagli esordi avvenuti nel 1989 quando tappezzava Charleston con gli adesivi col volto del lottatore di wrestling Andrè the Giant nel South Carolina, dove nel 1970 è nato e cresciuto.
Curata da Massimo Sgroi e organizzata da Password Onlus con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, l’esposizione partenopea oltre a Capitol Hill (2009), l’opera finora mai esposta, presenta una produzione ‘tutta italiana’: opere provenienti dalle collezioni private di Roma, Caserta, Lucca, Milano e la serie esclusiva realizzata per la città di Venezia.
Graphic designer, dj e illustratore, Obey è un artista a tutto tondo: a Los Angeles fonda l’agenzia di design Studio Numero Uno e realizza la copertina del Time Magazine nel 2008 e nel 2011. Una carriera che a tratti per tecnica artistica e produzione ricorda quella di Andy Warhol per i ritratti pop di Mao Tse-Tung, Marlon Brando, Marylin Monroe, Elivs Presley, ma anche i barattoli di zuppa Campbell’s.
Famoso non solo per il contributo a Barack Obama, con la sua arte fatta di carta, colla e colori, proprio come faceva con gli adesivi di Giant ai suoi esordi, Obey invita a riflettere i visitatori su importanti tematiche del tutto attuali come la guerra, il razzismo, la repressione, la difesa dell’ambiente, il rapporto con la musica e le icone del panorama contemporaneo che determinano costantemente le nostre scelte quotidiane.
Da qui il motivo per il quale il Presidente Barack Obama scelse la sua sensibilità artistica come esempio di libertà e uguaglianza per la campagna elettorale. Un’opportunità che sicuramente ha cambiato la vita di Obey e, forse, non solo la sua.
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