Outdoor 2015: il Disturbo del Nero di 108 (Parte 1)

www.albertoblasetti.com

Chi come me ha una sorta di “dipendenza” da spazi abbandonati sa bene quanto sia emozionante e spesso adrenalinica la fase esplorativa: nella decadenza degli spazi si avverte l’inesorabile avanzare del tempo, che corrode le pareti, ingiallisce i fogli, arrugginisce utensili. Una metamorfosi spazio-temporale che ci impone una riflessione, sul luogo, sul tempo, sulla memoria. Sotto strati di muffa e di polvere, sotto l’erba cresciuta a dismisura, sotto cocci di vetro, foto sbiadite, vestiti strappati e consumati, emergono le storie di chi vi ha vissuto, pezzi di vite da ricomporre. E, non ultima, una riflessione generale sul nostro passato e sul nostro presente.
Gli interrogativi sulla sorte di questi spazi abbandonati mi accompagnano da diversi mesi: è giusto intervenire e ridare nuova vita a questi spazi? Se sì, come si può rispettarne la storia, mantenerne viva la memoria?
Il Festival Outdoor 2015 mi ha dimostrato che è possibile. “Qui, Adesso” è il tema della settima edizione del Festival Outdoor, festival internazionale dedicato alla creatività urbana ideato e curato da Nufactory che si svolge anche stavolta a Roma, stavolta a pochi passi dal Museo MAXXI, negli ampi spazi dell’Ex Caserma Guido Reni.
Spazi abbandonati a cui, appunto, è stata regalata una seconda vita, ma senza un processo di snaturazione.
Il Festival Outdoor intende porre l’accento sulla riconversione degli spazi cittadini attraverso interventi d’arte ed eventi culturali collaterali di vario tipo, in questo caso specificatamente per la riattivazione di un luogo abbandonato. Il tema di questa edizione è infatti “Here, Now. Un luogo e un tempo stabilito, un momento unico, non replicabile, che racchiude in sé i diversi piani temporali: il passato della caserma, il presente della creazione artistica e la futura rigenerazione dello spazio” spiega la curatrice del Festival, Antonella Di Lullo.
Ex caserma Guido Reni (c) Alberto Blasetti
Ex caserma Guido Reni2 (c) Alberto Blasetti
Fino al 28 novembre potrete quindi ammirare le opere di 17 artisti provenienti da 8 nazioni differenti che occupano con le loro opere ben 10 padiglioni all’interno degli spazi abbandonati, rispettandone le caratteristiche e la storia.
Ammirevole la volontà degli organizzatori di far ripercorrere allo spettatore il processo di conversione degli spazi, documentando il tutto attraverso foto e video, ridando vita agli oggetti ritrovati nell’ex caserma, allestiti e mostrati con cura e creatività, e lasciando infine alcuni padiglioni nel loro stato di abbandono, così da mostrare non solo il lavoro svolto ma anche il processo naturale di metamorfosi e di “affascinante degrado”.
outdoorspazio
Come già detto gli artisti hanno dato il contributo artistico sulla riconversione degli spazi e sul tema generale del Festival. Quello che, a parer mio, è stato il risultato più convincente è stato il lavoro dell’artista 108, con il suo “Il disturbo del nero“. Anche solo il suo padiglione vale la visita ad Outdoor quest’anno: una ricercatezza delle forme e un impatto visivo ed emozionale difficile da descrivere a parole.
Lascio che sia lui, con le sue parole, a parlarne:
“Per questo lavoro ho voluto creare una sintesi della mia ricerca artistica, concentrandomi sulla forma, o meglio, sulla struttura metafisica di questi spazi architettonici. Una sorta di rispetto verso la bellezza di questi luoghi abbandonati, consumati dal tempo. Usare colori accesi sarebbe stato irrispettoso, fuori luogo e inelegante“.
Come riporta la didascalia della sua opera: “Le sue enormi macchie nere generano una sensazione di conflitto interiore, contengono un vuoto che fa sentire la sua ingombrante presenza anche quando si sposta lo sguardo altrove. (…) Ciò che ci disturba è ciò che è sconosciuto e incomprensibile, ciò che in definitiva ci porta a riflettere, a pensare, come accade compiutamente con queste opere”.
L’artista, che ringrazio per le foto, mi ha raccontato che è l’opera di cui è maggiormente soddisfatto nell’ultimo periodo. E io non faccio fatica a crederlo.
Continua: Parte 2

108_workinprogress_(c)Alessio Mose

108_operafinale__(c) Alessio Mose
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Photo credits: 108, Nufactory (Alessio Mose e Alberto Blasetti), Ivana De Innocentis

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