Weekend a Firenze Parte 1: DILDO alla Street Levels Gallery, collettiva di Hogre, DoubleWhy, Illustre Feccia, e visita agli studi degli artisti Bosoletti e RikyBoy
Se sei un romano osservatore dei muri, dell’arte di strada e delle sottoculture difficilmente non ti sei imbattuto in qualche vecchio stencil di Hogre, in qualche sua mostra nell’(ex) spazio espositivo Laszlo Biro a San Lorenzo o, più recentemente, nelle sue azioni di subvertising. Risale ad esempio a due anni fa l’azione di “pirateria di spazi pubblicitari” compiuta a Roma da Hogre, DoubleWhy e Illustre Feccia, che aveva consistito nell’attachinaggio di manifesti blasfemi alle fermate dell’Atac. Insomma, da appassionata dei suoi lavori e da fan degli altri due artisti altrettanto talentuosi, non potevo non perdermi la loro mostra collettiva “Dildo”, ospitata dalla Street Levels Gallery di Firenze. Come sempre, non avevo un’idea ben precisa di chi avrei incontrato e di cosa sarebbe successo, ma sentivo che sarebbe stato un weekend pazzesco, con qualche colpo di scena e tanta emozione. E così è stato.
DILDO e l’esplorazione dell’aspetto osceno del consumismo
La collettiva di questi tre artisti situazionisti è una di quelle occasioni imperdibili in cui la sottocultura creativa della strada finisce sapientemente in galleria, senza snaturarsi. I tre artisti hanno fatto precedere la mostra con azioni di subvertising su billboard compiute in diverse città (sia italiane che straniere), tutte con lo scopo tanto ludico quanto sovversivo di vandalizzare la pubblicità, un sabotaggio artistico di ironica denuncia sociale. Uno dei temi più cari al trio di artisti è quello del consumismo, del bombardamento pubblicitario a cui siamo soggetti ogni giorno, vittime inconsapevoli di marchi e prodotti che usando spazi visibili urbani, come le pensiline dell’autobus, ci “violentano di immagini” e strumentalizzano.
Nel caso della mostra DILDO gli artisti prendono invece le distanze da brand famosi e prodotti fisicamente presenti, ridicolizzandoli, manipolandoli e dando loro un nuovo significato; ecco allora che si passa da un Nestrip, alla pasta DioScotto fino alla cedrata Massoni, stragi con bollicine sin dal 1969. Ma veniamo all’opening della mostra e alla parte sociale dell’evento, che come spesso accade si è rivelato essere non solo un’utile opportunità per parlare con gli artisti “protagonisti” e ammirare i loro lavori ma anche per incontrare tantissimi amici e conoscenti da tutta Italia. In questo caso, le sorprese e gli incontri piacevoli sono stati davvero tanti; ho parlato con Raffaella Ganci di Terra Guasta e Faccia al Muro dei suoi prossimi progetti, con i Guerrilla Spam della loro intensa esperienza nei Quartieri Spagnoli a Napoli, con Hopnn del suo bel progetto itinerante Graffiti per pranzo, di Urto della sua recente mostra a Roma e di graffiti, con Francisco Bosoletti dei suoi tanti viaggi e progetti, con RikyBoy della sua ultima mostra personale alla Street Level Gallery e tanti tanti altri. Non ultimo, scambio due chiacchiere con Ero su graffiti, musica punk (adoro il suo gruppo Pisciosangue!) e della scena underground fiorentina, e alla fine della chiacchierata mi invita a unirmi a lui e ad altri writer, l’indomani, per una pittata nel verde; ovviamente accetto, e senza pensarci due volte decido di posticipare il mio ritorno a Roma. La lunga e intensa serata si conclude in allegria con una cena con amici vecchi (tra cui i ragazzi di Rurales Emilia) e nuovi, con tanto vino, tanti racconti e tante risate.
In studio con gli artisti Bosoletti e RikyBoy
Il mio secondo a Firenze inizia con una visita allo studio di Bosoletti e di Riky Boy. Tra una sorsata e l’altra di mate argentino, Bosoletti mi mostra i dipinti a cui sta lavorando e soprattutto un’installazione che potrebbe rappresentare l’inizio di un nuovo percorso stilistico. Si lascia infine andare ad aneddoti e appassionanti storie riguardanti le opere murali realizzate negli ultimi anni e, più in generale, i suoi viaggi. Quel che emerge è certamente una grande sensibilità e un grande interesse per l’arte classica ma anche un approccio curioso alla vita, ai luoghi che visita, alle persone che incontra, sempre guidato dalla consapevolezza che arte non è solo bellezza estetica ma ha anche un grande potere comunicativo, comunitario e sociale.
Con RikyBoy, invece, ho avuto il piacere di scoprire un approccio sempre più sperimentale all’arte, grazie all’utilizzo di tecniche miste e alla volontà di dare una nuova valenza e connotazione ai simbolismi che da tempo contraddistinguono la sua arte, tra cui i rami e i calici. Ho trovato interessante anche il suo essere rimasto, comunque, fedele alla strada, nonché la sua tendenza a creare un collegamento tra l’arte e altre forme di creatività, tra cui la musica (sono appena uscite le tracce da lui composte per la sua personale Ghost Notes) e la fotografia (anch’essa presente durante la mostra).
Parte 2: Weekend a Firenze: graffiti in campagna con Porto, Ero e Gafuk
Credits: Ivana De Innocentis (Urban Lives) & Street Levels Gallery
Soundtrack dell’articolo: No vuol dire no, Pisciosangue