Di tanti posti suggestivi in cui ho conosciuto e chiacchierato con street artist devo dire che il Parco del Valentino a Torino è certamente uno dei più suggestivi. Dopo esserci “incrociati” via Twitter io e Xel ci incontriamo al Valentino per una chiacchierata fiume, sul suo percorso artistico ma in generale sulla sua storia. La prima impressione è quella di un artista solido, soddisfatto, un grande lavoratore, ma anche di una persona umile, semplice e disponibile.
Prima ancora di raccontarmi della sua carriera e di tanti aneddoti ed episodi significativi, ci tiene a ribadire la sua volontà di comunicare e dimostrare ad altri artisti, magari più giovani, che con grande tenacia e determinazione, un solido percorso di formazione, lavoro e sperimentazione, arrivare ad essere affermati e a buoni guadagni. Un discorso fatto con grandissima umiltà, allegria e ottimismo, non da chi si sente “arrivato” ma da chi si sente ancora “a metà di un lungo percorso artistico”. Un discorso fatto con il sorriso sincero di chi ha lottato tanto e vuole lanciare un messaggio forte, positivo, di speranza, agli altri.
Avevo letto alcune delle tante interviste che aveva rilasciato alla stampa ma parlando con lui, per tanto tempo, mi sono resa conto ancora una volta quanto in profondità si possa andare con una chiacchierata informale, passeggiando o davanti a una birra. La storia di Xel è lunga, entusiasmante e ricca di dettagli e aneddoti.
Da sempre vissuto nella provincia di Torino Xel inizia a disegnare, tantissimo, fin da piccolo: senza particolari influenze di amici o familiari. Da piccolissimo ama ricopiare ma a soli sei anni inizia il suo percorso creativo: è l’inizio di una vita da artista in cui il produrre arte diventa un elemento chiave, vitale.
Negli anni della scuola scopre l’hip hop, quello degli Assalti Frontali in particolare, ma anche per la musica punk (ci interroghiamo a questo proposito sul perché il punk sia così poco citato quale influenza musicale nel panorama della street art italiana… ma questa è un’altra storia!).
Sempre agli inizi degli anni ’90 inizia lo studio del lettering, di cui parla con grandissimo entusiasmo, e inizia il suo intenso percorso da writer: un periodo bello, intenso, adrenalinico, tanti muri e pochi treni, lavoro perlopiù in solitaria ma con tanti amici a sostenerlo (anche in senso letterale, per scavalcare muri) e ad aiutarlo, tantissima voglia di lasciare il segno e di sperimentare, come nell’importante passaggio al 3d.
Un periodo che viene però, purtroppo, interrotto da un episodio spiacevole che lascia un segno profondo nella sua vita e nella sua carriera: un giorno, nel 1999, viene colto in fragrante e malmenato da un agente di polizia. Nascono a questo punto dubbi e paure ma soprattutto cresce la rabbia e la disillusione. Inevitabile chiedersi come è possibile subire un trattamento del genere, di tale violenza, per un semplice graffito, per di più in un periodo storico di problematiche serie e di scontri politici.
Deluso e frustrato Xel molla l’arte di strada. Dopo un lunghissimo periodo di inattività, che comprende un periodo trascorso in Spagna, da grafico, una nuova ventata di ottimismo e produttività, fortunatamente, lo investe: tanto che la sua storia da artista fa velocemente un considerevole balzo in avanti. È in questa fase che i muri si alternano alla tela, in un nuovo parallelo percorso di sperimentazione.
Quello che resta un elemento costante in tutti i suoi lavori è l’utilizzo dello spray e l’illustrazione colorata, paesaggi e personaggi apparentemente disincantati che celano però sempre un messaggio, una riflessione sul sistema, sulla società: basti pensare ai suoi personaggi in sospeso, in attesa di risposte, simbolo della precarietà che ha colpito la sua e la mia generazione.
Un punto, questo, su cui io e lui ci troviamo d’accordo: niente togliendo al valore dell’aspetto puramente estetico apprezziamo ancor di più l’arte come veicolo non solo di emozioni ma anche di riflessioni. E a proposito di riflessioni mi soffermo con lui a riflettere sulla possibilità che questa tendenza possa essere un’eredità di chi, come lui, nasce dalla strada e dal writing, un po’ come Bol23 che lancia messaggi attraverso il suo pappagallo o gli agglomerati fluttuanti di Etnik che da sempre raccontano le contraddizioni e l’equilibrio precario della città.
Altro elemento che ha probabilmente un’influenza da “street artist” è l’attenzione che viene riposta nello studio del muro e dell’ambiente in cui viene realizzato: questo significa attenzione per il contesto, per i dettagli, per le persone che vivono la zona, per la finalità del lavoro ma anche solo “semplicemente” studio del muro in quanto “tela”, superficie di lavoro.
Tornando al momento di rinascita artistica e di consolidamento e successo mediatico di Xel a partire dal 2010 iniziano lavori e partecipazioni a grandi eventi, quali la Biennale di Venezia Padiglione Italia di Torino come esponente street, mostre personali in Italia e all’estero e opere murali realizzate per il Museo di Arte Urbana di Torino, i locali dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, Palazzo Cisterna a Torino, e prestigiose collaborazioni tra cui quella con la Rai Radio Televisione Italiana, come testimonial della street art torinese nell’ambito del progetto Street Art Stories promosso dal Prix Italia.
Un piccolo aneddoto: per Palazzo Cisterna la proposta e l’idea di realizzare un’opera muraria è venuta proprio da lui. Mi racconta l’incredibile semplicità dell’avvenimento: un giorno, passeggiando per quella via, ha notato quel muro, purtroppo imbrattato. Il desiderio di riqualificarlo donando una sua opera murale lo ha spinto a entrare a chiedere informazioni e un eventuale permesso o appuntamento, in portineria. Esattamente 24 ore dopo aveva già la conferma e l’autorizzazione ufficiale.
Insomma, una strada finalmente in discesa e tanti successi e soddisfazioni per un artista che vive per la street art e l’arte urbana e che l’ha sempre affrontata con dedizione, studio, lavoro e, non ultimo, cuore.
A fine pomeriggio, dopo un intenso confronto su tantissime tematiche legate alla street art, la chiacchierata si conclude con un suo interessante interrogativo “come sarà il panorama della street art fra 10 anni? Quanti degli artisti attuali saranno ancora attivi, produttivi e noti?”.
Nonostante la birra e lo spirito positivo dell’incontro un po’ di sconforto prende il sopravvento. Ma, colgo l’occasione, per dire quello che non ho detto a Xel in quel momento: sono convinta che tra 10 anni gli artisti che “resteranno” saranno quelli umili, originali, creativi, quelli che non solo hanno avuto il coraggio di lottare e la forza di stare al passo con i tempi, quelli che hanno mantenuto intatto nel loro percorso forza di volontà e coraggio. Quelli come lui.
Photo credits: Xel e Livio Ninni (Over The Wall)
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