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Ciao! Ci racconti la nascita del tuo percorso artistico? C’è stato un momento di svolta nella tua vita personale che ha condizionato fortemente la tua carriera artistica?
Ciao! Mi è sempre piaciuto disegnare e all’età di 13/14 anni iniziai ad approcciarmi al mondo del writing, e penso che mai lo abbandonerò. All’età di 18 anni la mia vita fu un po’ scossa da problemi di salute, ne uscii completamente cambiato e rinnovato e anche la mia ricerca artistica e nel gusto, proprio quando in Europa iniziava a fare i primi vagiti la street-art, correva l’anno 2001.
Negli anni a seguire conobbi persone di grande talento che influenzarono moltissimo la mia ricerca.
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Sei stato definito l’“outsider della street art” o “countryside street artist”: ma se potessi scegliere come vorresti essere definito all’interno del panorama italiano dell’arte urbana?
Amo la campagna e dipingerla a volte mi fa sentire ancora un “salta foss” anche se l’età è passata da un bel po’. Direi che quel flavour da “jet set dei poveracci” che si è venuto a creare attorno alla street-art mi fa un po’ ribrezzo. Quindi accetto sia l’una che l’altra definizione a patto che una definizione non si trasformi poi in una prigione
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Ti va di raccontarci qualche aneddoto divertente, bizzarro o inusuale legato alle tue pittate o alla partecipazione alla puntata di Sky Arte sulla street art?
Domenica ho dipinto in un edificio e da una porta ho goduto per tutto il tempo della vista di un posto di blocco della polizia stradale a 50 metri, è stato carino da parte loro non avermi visto.
Riguardo al mondo della TV devo dire solo due aneddoti che sono anche metafore di quello che ho imparato: state attenti alle bistecche impanate nei buffet potrebbero essere di seitan, ma se usi il nome della produzione puoi bere birre e grappini a gratis nei bar attigui.
E che se hai la maglia sporca di pelo di gatto in TV non si nota.
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Quali artisti attuali e passati consideri tuoi punti di riferimento? E con quali vorresti lavorare?
Punti di riferimento non ne ho, vorrei fare qualcosa di diverso, ma mi ispiro a Francis Bacon, Andy Warhool, Basquiat, Keith Haring, Nicola Demaria, Fortunato De Pero, Rothko, l’arte medievale, fumetti e film underground e molto altro.
Ogni tanto fantastico sul come sarebbe stato bello lavorare nella factory di Andy Warhol, bere in osteria con Caravaggio, o Conoscere i futuristi e asfaltare Venezia.
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Che sensazioni speri di trasmettere in chi osserva le tue opere?
Vorrei che il fruitore si fermasse 5 minuti a pensare e dopo di che sorridesse nulla più.
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E che messaggi intendi trasmettere?
Non credo nei messaggi, donano una quell’aura di superficialità che piace tanto al pubblico ma che non vorrei neanche si avvicinasse ai miei lavori, e se per caso in alcune opere riuscite ad intravedere un messaggio di qualche utilità sappiate che vi state sbagliando di brutto.
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Cosa ne pensi della situazione attuale dell’arte urbana e delle sue tante diramazioni e contaminazioni?
L’arte urbana oggi è un bel fermento di nomi opere persone, che troppo spesso vanno a pescare dall’arte più “accademica” belle decorazioni da applicare sui muri per far piacere a borghesotti ed ignoranti.
Mi piacerebbe che sempre più artisti si staccassero dal decoro, dalla gigantografia del già visto e provassero a fare qualcosa di istintivo forte e crudele, tornassero a fare GRAFFITI.
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Quale direzioni speri prenda l’arte urbana in Italia?
Parlare di Italia è limitativo, ormai con internet ecco pronta la melassa dolciastra che può piacere a tutti per il tempo di un like. Spero che il futuro ci riservi qualcosa di più saporito e sconvolgente come era successo attorno al 2000.
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Cosa ne pensi delle opere di riqualificazione urbana in Italia attraverso la street art?
Riqualificare piace tanto agli enti, ma se questo vuol dire muri in più da disegnare belle situazioni tanti colori e un po’ di guadagno economico ben venga.
Se invece vuole dire belle quanto inutili e superflue decorazioni sui palazzi forse è meglio non riqualificare e lasciare ad ogni posto il suo fascino.
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Hai “seminato” i tuoi lavori sui muri di molti posti abbandonati. Raccontaci il tuo punto di vista sull’“unofficial street art”: persone, considerazioni o storie.
Che esista l’“unofficial street art” indica anche l’esistenza di una “official street art”… ma come può diventare un movimento nato nell’illegalità “ufficiale” e restare se stesso mi lascia assai perplesso.
I posti abbandonati regalano ai miei lavori una cornice inusuale, sono belli da esplorare ma sono un medium come un altro in un’epoca in cui la foto è l’opera finale e il fruitore è on-line.
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Ora hai qualche progetto in programma?
Se parlassi dei miei progetti sono sicuro che non ne realizzerei mezzo. Quindi per scaramanzia saluto tutti e basta 😀
Photo credits: https://www.eleuro.it/ e https://www.livioninni.com/