La Galleria Varsi a Roma inaugura Gravità, ospitando per la prima volta le geometrie e le architetture di Etnik.
Questi lavori rappresentano una tappa ulteriore rispetto al suo percorso da writer: fin dall’inizio il suo non è stato un classico “lettering” e col passare del tempo il suo lavoro sui muri ha subito continue evoluzioni. Etnik ha sempre lavorato su tematiche, concept, allargando ad esempio le dimensioni delle sue opere e sperimentando lavori e collaborazioni con molti altri artisti.
Durante il suo percorso artistico anche il semplice lettering si è trasformato lentamente dando vita a un agglomerato geometrico, spesso contenente il lettering, arrivando così a uno stile personale e riconoscibile.
Il suo soggetto prediletto è ‘la città’, luogo di nascita e di vita per la street art e dove tutto accade liberamente. Con la città Etnik può raccontare le contraddizioni della metropoli moderna e della mancanza di equilibrio che l’uomo vive all’interno di essa: la tematica della natura è da lui spesso rappresentata come una battaglia contro l’agglomerato urbano, che su tela si trasforma nel contrasto tra forme morbide avvolgenti contro volumi squadrati.
Il suo obiettivo è stato quello di dipingere la città nella città, ovvero in strada, e di portare in un secondo passaggio la città ripensata e rappresentata col suo stile all’interno di spazi espositivi, quali appunto la galleria Varsi a Roma.
La mostra merita assolutamente una visita, sia per le bellissime opere esposte e per il percorso artistico illustrato sia per l’accuratissimo allestimento, che fa da cornice e prosecuzione artistica rispetto all’esposizione.
Con grande gioia ho l’opportunità di intervistare l’artista, per approfondire le tematiche della mostra:
-
Quando e come ti è venuta l’idea di realizzare sculture e istallazioni tridimensionali?
Ho sempre sperimentato varie tecniche nel mio lavoro.
Le prime sculture risalgono già a 16 o 17 anni fa, come per altro succedeva in Germania o Francia. Le installazioni sono una naturale evoluzione ma necessitano di spazi e budget più alti, per questo motivo le occasioni sono arrivate più tardi, ma credo di aver fatto le prime installazioni costruite circa 10 anni fa.
Negli ultimi anni si possono vedere installazioni di grandi dimensioni e ben fatte soprattutto dai francesi, in Italia forse non è un media molto affrontato.
-
Che sensazione speri di provocare nello spettatore di questa mostra?
In questa mostra ancora di più che nelle precedenti ho voluto catapultare il fruitore nel mio mondo. Dalle pareti dipinte all’allestimento dei volumi a soffitto e pareti fino ai due spazi con il fondo in cemento, deve rimandare alla mia produzione.
“Gravità” ha una doppia lettura; così come il senso di sollevamento che i miei agglomerati hanno rappresentano una mancanza di punti di appoggio sicuri e un equilibrio precario o ribaltato del nostro vivere la città, allo stesso tempo la gravità che rappresento è sul momento storico in cui mi trovo in cui politica, economia e società sono in crisi totale e di conseguenza lo stato della singola persona.
-
Come riesci a conciliare le vertigini con il tuo lavoro? L’altezza massima a cui pensi di poter arrivare con una gru, per dipingere un muro? E quello per VARSI sarà il tuo muro più alto?
Con Varsi andremo a lavorare nel quartiere di Tor Pignattara i primi di marzo su una parete di circa 25 metri, per me forse una delle pareti più alte mai affrontate. Il soggetto sarà in linea con la mostra se non addirittura uno dei lavori in mostra in galleria.
-
Come speri di proseguire la tua carriera artistica? Hai già in mente nuove forme di sperimentazione?
Non ho piani precostituiti, il mio lavoro è continuo e di anno in anno evolvo la mia produzione, con la scultura credo di poter fare buone cose, ma serve l’occasione giusta…
Informazioni sulla mostra:
ETNIK – Gravità
Galleria VARSI, Roma
Curata da Marta Gargiulo
Fino al 29 marzo 2015
Aperti dal martedì al sabato, 12-20,
domenica 15-20.30
Lunedì chiusi.
Photo credits: Blind Eye Factory
🙂